venerdì, dicembre 31, 2004

LEONE

Il mese scorso un fanatico religioso di Taiwan ha deciso di rivolgersi ad un gruppo di pagani che fino a quel momento aveva trascurato. È saltato nella gabbia dei leoni dello zoo e ha cercato di convertire le belve alla fede cristiana. L’esortazione che ripeteva più spesso era: “Gesù vi salverà!”. I leoni si stavano innervosendo e solo gli sforzi eroici dei guardiani sono riusciti a salvare a salvare il crociato dal martirio.
Tu puoi usarlo come antimodello di riferimento per il 2005, Leone. Impegnati con zelo per diffondere le tue buone intenzioni; sii coraggioso nel promuovere i tuoi ideali; spingi il tuo potere di persuasione a un livello superiore; ma non perdere tempo cercando di convincere bestie stupide, ascoltatori distratti e dogmatici di vedute ristrette.
(L’INTERNAZIONALE: oroscopo dal 24 al 30 dicembre)

domenica, dicembre 26, 2004

ADVERSUS HAERESES III

Vigilia di Natale, Canale5 manda in onda la registrazione del “ XII concerto di Natale in Vaticano”.
‘Apre le danze’ la nota cantante israeliana Noa: nota per partecipare tutti gli anni al concerto di Natale in Vaticano.
Per trasportare l’uditorio nella più tradizionale atmosfera natalizia, alla splendida voce di Noa viene affidata l’esecuzione di 'Silent night' (Stille nacht); come ci tiene a precisare con entusiasmo la presentatrice Cristina Parodi, Noa ha modificato il testo per adattarlo alla sua cultura e alla sua sensibilità religiosa: Noa è ebrea.
Io mi domando se il lavoro di cantante non dovrebbe consistere nell’interpretare le canzoni anziché reinterpretarne, cioè modificarne il testo in base alle, seppur legittime, convinzioni personali? Mi domando se Noa avesse dovuto cantare”Siam tre piccoli porcellin”, si sarebbe sentita a disagio a prestare la voce ad un animale impuro e lo avrebbe sostituito con qualche animale incontestabilmente kosher del tipo: ‘ siam tre piccoli caprettìn’.

Noa come ogni ebreo non crede che in quella notte santa sia nato nessun ‘Pargol divin, mite agnello Redentor’ ma lei è una cantante, ed un certo rispetto filologico glielo avrebbero dovuto inculcare a scuola di canto! Ciò che si chiede ad un cantante non è di essere convinto intimamente delle parole che pronuncia, ma che con la sua arte riesca a rendere manifesti i sentimenti dell’autore. Nessuno ascoltando Katia Ricciarelli che canta l’ Ave Maria pretende che lei in privato continui a sciorinare rosari, e un cantante lirico può partecipare al verdiano “Don Carlos” pur sapendo perfettamente che la storia della monarchia spagnola è differente da quella descritta da un librettista romantico.

Forse Noa ha pensato a tutto questo, ma poi ha concluso che Astro del Ciel non è esattamente lo Stabat Mater di Pergolesi e che nessun melomane si sarebbe stracciato le vesti per il suo glissare ogni riferimento al tema ‘Incarnazione’ in una canto natalizio.

Avrebbe dovuto fare "obiezione di coscienza" e rifiutare di dar voce ad un canto marcatamente cristiano, proponendo qualcosa in cui la sua sensibilità culturale si poteva riconoscere pienamente; ad esempio i salmi come il salmo 129 (De profundis)o il salmo70 (Miserere) o il salmo 21: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

venerdì, dicembre 24, 2004

Abbassò i Cieli e discese

"trattandosi di questi argomenti, non è possibile se non fare una di queste cose: o apprendere da altri quale sia la verità; oppure scoprirla da se medesimi; ovvero, se ciò è impossibile, accettare fra i ragionamenti umani quello migliore e meno facile da confutare, e su quello, come su una zattera, affrontare il rischio della traversata del mare della vita; a meno che si possa fare il viaggio in modo più sicuro e con minor rischio su più solida nave, ossia affidandosi ad una divina rivelazione"
(PLATONE)

domenica, dicembre 19, 2004

Ratione Peccati

Si tace per tutta la vita dei fatti più essenziali. Di questo silenzio a volte si muore. A volte si ha la possibilità di parlare… e in questi casi non si può, non è ammissibile che si continui a tacere. Credo che anche il peccato originale di cui parla la Bibbia debba essere stato un silenzio del genere. Nella vita esiste una specie di menzogna primordiale; ci vuole tempo prima che ce ne rendiamo conto”.

Sandor Màrai “L’eredità di Ezter”
Biblioteca Adelphi373

sabato, dicembre 18, 2004

Turris eburnea

Sul Foglio (venerdì 17 dicembre 2004), una DURA INVETTIVA CONTRO LA TORRE SCINTOISTA CHE INSIDIA LA MADONNINA a firma dell’orrido Langone.


“Arata Isozaki e Milano. A Firenze no, la decadutissima Firenzina qualche anticorpo ce l’ha ancora e così la pensilina degli Uffizi progettata dall’architetto giapponese è stata respinta”

“Per fortuna che c’è Milano.Per fortuna dell’architettura senza luogo, in mezzo, in mezzo alla pianura lombarda esiste una città che dal 1926 (anno della copertura del naviglio) è abituata ad essere carne di porco, e ogni volta che viene macinata da architetti e urbanisti nemmeno si lamenta. Anzi applaude. Forse perfino gode.”
“..riusciranno a trovare qualcosa di buono anche in Isozachi e nella sua nuova torre di Babele, 210 metri di velleità. Tutto nasce dall’idea … di competizione fra grandi città basata sul raffinato parametro di chi c’è l’ha più lungo. Milano ce l’avrà sempre più corto, il grattacielo, qualunque sforzo faccia. I grattacieli, fatta salva una parentesi americana aperta a Chicago a fine Ottocento e chiusa a New York sappiamo quando, sono un prodotto tipicamente asiatico, dalla torre di Babele (nell’odierno Irak, si è visto come gli ha portato fortuna) fino al Taipei101 (101 piani, 508 metri)”

“Bisogna essere un po’ asiatici e un po’ dispotici per fare i grattaceli, ci vogliono grandi numeri, grandi ricchezze nelle mani di pochi, e miliardi di abitanti, meglio se poco opinanti. Bisogna essere un po’ scintoisti, come Isozaki, forse un po’ comunisti o un po’ confuciani, ma certo non cristiani. Il grattacielo nella sua superbia, nella sua dismisura disumana, è l’edificio più spiacente a Cristo che si possa immaginare.”

“ E poi la Madonnina. Se un cattolico non assegna alla Madonna una posizione preminente io non lo riconosco come tale.”
“ Formigoni questi pensieri non li ha mai pensati, visto che lui all’ultimo piano del Pirellone ci stà benissimo, e si crede ancora cattolico anche se umilia di molti metri la Madonnina situata sulla guglia del Duomo.
A Monaco di Baviera, che non è un paesello periferico e romantico ma una grande città sede di aziende come la BMW e la Siemens molto più importanti e più vitali di qualsiasi azienda milanese, in seguito ad un referendum locale hanno proibito la costruzione di edifici più alti dei campanili della Frauenkirche. A battersi contro i grattaceli è stato un esponente del Spd, uno di sinistra quindi, e non un esponente del partito cattolico, non un Formigoni bavarese. Non è un casto e puro, Georg Kronawitter, perche se aspettavamo i casti e i puri la Frauenkirche l’avrebbero venduta alla Warner per farci una multisala.”

È una battaglia fra Cristo e Shinto, tra occidente e oriente (l’oriente non è solo islam, l’oriente non è solo est, l’oriente è tutto ciò che non ha scala umana)”

Si capisce che “l’orrido” Langone non voglia orridi grattaceli, ma mi chiedo quanto siano sincere queste battute di “spirito” cristiano (cristianista)

A proposito di architetture modernissime.Ho una mia personalissima ipotesi sul calvario della risistemazione dell’Ara Pacis a Roma.
I lavori non si concludono, oltre che per l’orrido progetto Meier,per il fatto che probabilmente, a piazza Augusto Imperatore l’ara pacis non ci sia più: durante questi anni di cantiere, zitto zitto qualcuno l’ha rubata smontandola pezzo per pezzo.
Sarebbe un ottimo soggetto per il prossimo romanzo di quel “sola” di Dan Brown.

mercoledì, dicembre 15, 2004

ADVERSUS HAERESES II

sive: TU SOLA UNIVERSAS HAERESES INTEMERISTI


Ogni buon parroco, ogni anno ad ogni festa comandata pronuncia immutabilmente la medesima omelia dell’anno prima, certo della eterna validità dei divini precetti ed anche perché su certi argomenti è assai difficoltoso trovare qualcosa di originale.

Anche Leonardo – in solemnitate Immaculatae Conceptionis – ritira fuori il suo post “della Madonna”; da buon prevosto del weblog, avrà avuto fede nella perenne efficacia di tutto ciò che si dice e si scrive per magnificare le “glorie di Maria” Santissima!

Si tratta di un intelligente ed ironico e a suo modo devoto, compendio della cultura mariana di ogni buon (quindi pessimo) cattolico italiano, che Leonardo postò l’8 dicembre ’02 e che, con costanza ascetica, ha riproposto nei due anni successivi.

Benché il problema abbia affascinato teologi ed esegeti fin dall'antichità. La Bibbia, come al solito, mantiene un omertoso silenzio. I teologi ci hanno litigato sopra per 19 secoli, finché Pio IX non taglia la testa al toro e scrive la bolla Ineffabilis Deus: Dio è Ineffabile, cioè non ti spiega quasi mai perché fa quello che fa (Giobbe ne sa qualcosa). Per fortuna che c'è l'autorità papale a chiarire i punti controversi: Maria è nata senza peccato originale. Punto.

Questo è il pezzo che preferisco per sagacità ed al contempo, aderenza alla realtà storica e che meriterebbe una citazione in ogni serio trattato di mariologia.Ma non sempre nello stesso post Leonardo riesce a compendiare ironia e correttezza storica.

Io adesso non voglio fare il censore ecclesiastico della situazione, anche perché, vorrei far notare che nel dicembre ’03, ci pensò un autorevole guru informatico a proporre alcune postille. Ciò prova che anche il più misero cristiano della domenica, dopo anni ed anni in cui sente dall’ambone, vuoi per la Concezione o vuoi per l’Assunzione, ripetere alcune basilari nozioni sulla Santa Vergine,magari riesce pure a capirle!

Posso solo enunciare il pio desiderio che il buon Leonardo, questo devoto obbligo di rettificare l’errore sulla concezione cattolica dell’Assunzione, lo “assuma” almeno il prossimo 15 agosto.

giovedì, dicembre 09, 2004

about a boy/3

Virginia de Leiva in visita al padre si sente domandare:
-Come ti trovi a lavorare in una chiesa?
-Bene, bene.
-E il tuo collega di lavoro com’è?
-Ah!Un santo!

simpatico umorista/2

Me ne stavo bel bello in fondo alla “mia”chiesa, con sul petto il mio cartellino -che mi abilita a sorridere ai turisti- leggiucchiando un sontuoso tomo da cui trarre una epitome immaculatista.

Una colta vecchia signora milanese, con guida Mondatori al seguito, mi chiede dove si trova “la” cappella decantata dai sacri turistici testi. Io mi alzo dal tavolino, chiudo il libro, e faccio strada alla turistica dama. La signora, guarda la copertina del libro:
- Ma questo è un libro del cardinal Newman?
- No, signora: il libro è il mio.

martedì, dicembre 07, 2004

Immaculate Collection

‘AD INCREMENTUM SCONCERTATIONIS’... di chi incautamente si imbatte nella lettura di codesto blog(che i più ingenui bollano cattolico), vorrei regalare un florilegio di uno dei testi più meravigliosamente sconcertanti della Fede Cattolica.
Vorrei inoltre che fosse causa di riflessione per coloro che stanno tentando –riusciranno senza meno- di ottenere un lapalissiano mio parere sull'evoluzionismo e sulla creazione di Adamo.


PIUS EPISCOPUS

"INEFFABILIS DEUS… Dio ineffabile, le vie del quale sono la misericordia e la verità; Dio, la cui volontà è onnipotente e la cui sapienza abbraccia con forza il primo e l'ultimo confine dell'universo e regge ogni cosa con dolcezza, previde fin da tutta l'eternità la tristissima rovina dell'intero genere umano, che sarebbe derivata dal peccato di Adamo. Avendo quindi deciso, in un disegno misterioso nascosto dai secoli, di portare a compimento l'opera primitiva della sua bontà, con un mistero ancora più profondo – l'incarnazione del Verbo – affinché l'uomo (indotto al peccato dalla perfida malizia del diavolo) non andasse perduto, in contrasto con il suo proposito d'amore, e affinché venisse recuperato felicemente ciò che sarebbe caduto con il primo Adamo, fin dall'inizio e prima dei secoli scelse e dispose che al Figlio suo Unigenito fosse assicurata una Madre dalla quale Egli, fatto carne, sarebbe nato nella felice pienezza dei tempi. E tale Madre circondò di tanto amore, preferendola a tutte le creature, da compiacersi in Lei sola con un atto di esclusiva benevolenza. Per questo, attingendo dal tesoro della divinità, la ricolmò – assai più di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi – dell'abbondanza di tutti i doni celesti in modo tanto straordinario, perché Ella, sempre libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, mostrasse quella perfezione di innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio, e che nessuno, all'infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente.
Era certo sommamente opportuno che una Madre degna di tanto onore rilucesse perennemente adorna degli splendori della più perfetta santità e, completamente immune anche dalla stessa macchia del peccato originale, riportasse il pieno trionfo sull'antico serpente.”

“Gli stessi Padri e gli scrittori ecclesiastici erano pienamente convinti che l'Angelo Gabriele, nel dare alla beatissima Vergine l'annuncio dell'altissima dignità di Madre di Dio, l'aveva chiamata, in nome e per comando di Dio stesso, ‘PIENA DI GRAZIA’, insegnarono che con questo singolare e solenne saluto, mai udito prima di allora, si proclamava che la Madre di Dio era la sede di tutte le grazie divine, era ornata di tutti i carismi dello Spirito Santo, anzi era un tesoro quasi infinito e un abisso inesauribile di quegli stessi doni divini.”

“I Romani Pontefici” “mentre impiegavano tutta la loro sollecitudine per accrescere il culto della Concezione, si preoccuparono anche di chiarirne e di inculcarne con ogni mezzo l'oggetto e la dottrina. Insegnarono infatti, in modo chiaro ed inequivocabile, che si celebrasse la festa della Concezione della Vergine e respinsero quindi, come falsa e assolutamente contraria al pensiero della Chiesa, l'opinione di coloro che ritenevano ed affermavano che da parte della Chiesa non si onorava la Concezione ma la santificazione di Maria. Né ritennero che si potesse procedere con minore decisione contro coloro che, al fine di sminuire la dottrina sull'Immacolata Concezione della Vergine, avendo escogitato una distinzione fra il primo istante e il secondo momento della Concezione, affermavano che si celebrava sì la Concezione, ma non quella del primo iniziale momento.”

“Lo stesso concilio di Trento, quando promulgò il decreto dogmatico sul peccato originale, nel quale, sulla scorta delle testimonianze della Sacra Scrittura, dei Santi Padri e dei più autorevoli Concili, stabilì e definì che tutti gli uomini nascono affetti dal peccato originale, dichiarò tuttavia solennemente che non era sua intenzione comprendere in quel decreto, e nell'ambito di una definizione così generale, la Beata ed Immacolata Vergine Maria Madre di Dio.
Con tale dichiarazione infatti i Padri Tridentini indicarono con sufficiente chiarezza, tenendo conto della situazione del tempo, che la Beatissima Vergine fu esente dalla colpa originale. Indicarono perciò apertamente che dalle divine Scritture, dalla tradizione, dall'autorità dei Padri, niente poteva essere desunto che fosse in contrasto con questa prerogativa della Vergine.”

“La beatissima Vergine fu, per grazia, immune da ogni macchia di peccato ed esente da qualsivoglia contaminazione del corpo, dell'anima e della mente. Unita in un intimo rapporto e congiunta da un eterno patto di alleanza con Dio, non fu mai preda delle tenebre, ma fruì di una luce perenne e risultò degnissima dimora di Cristo, non per le qualità del corpo, ma per lo stato originale di grazia.”

“ Sfuggita ai dardi infuocati del maligno, entrò nel mondo, bella per natura e assolutamente estranea al peccato nella sua Concezione Immacolata, come l'aurora che spande tutt'intorno la sua luce.

Non era infatti conveniente che quel vaso di elezione fosse colpito dal comune disonore, perché assai diverso da tutti gli altri, di cui condivide la natura ma non la colpa. Al contrario era assolutamente conveniente che come l'Unigenito aveva in cielo un Padre, che i Cherubini esaltano tre volte santo, avesse sulla terra una Madre mai priva dello splendore della santità.”

“La beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli.

Se qualcuno dunque avrà la presunzione di pensare diversamente da quanto è stato da Noi definito (Dio non voglia!), sappia con certezza di aver pronunciato la propria condanna, di aver subito il naufragio nella fede, di essersi separato dall'unità della Chiesa”

Dato a Roma, presso San Pietro, nell'anno dell'Incarnazione del Signore 1854, il giorno 8 dicembre, nell'anno nono del Nostro Pontificato.

venerdì, dicembre 03, 2004

pacco contropacco e contropaccotto/2

In principio fu Paolo VI, anzi Atenagora.

Imposto sul trono patriarcale per espresso volere di Truman -convincendo il governo turco che fosse l’uomo giusto per contrastare la strategia del Soviet supremo di sfruttare a fini politici la volontà di egemonia del patriarcato di Mosca-, “Athenagoras il Grande” nel 1949 –dopo essere stato eletto nel ’48 (mi si perdoni l’espressione) in contumacia- sbarca, dal “number one” presidenziale, all’aeroporto di Istanbul, dopo un ventennio negli Stati Uniti.

Nato in un villaggetto sperduto sui monti a nord della Grecia, li dove si confondeva l’identità greca, albanese, macedone e bulgara, stando negli USA, non prese parte alla stagione dell’odio etnico che caratterizzo il crollo dell’impero turco, ma apprezzò moltissimo il pluralismo culturale americano che gli ricordava sorprendentemente, in versione democratica, l’impero ottomano della sua giovinezza.
La lezione americana – per cui si viveva a stretto contatto con cattolici e protestanti- faceva di Atenagora, uno dei pochissimi vescovi ortodossi che non avesse terrore di tutto ciò che fosse occidentale, soprattutto non aveva la paura degli eretici, tipica invece della -ancor oggi- perdurante mentalità“bizantina” di considerarsi perennemente sotto assedio.

Convinto, come poi Giovanni XXIII, che più che i dibattiti teologici, servissero gli incontri fraterni; pur in una situazione disastrosa per il patriarcato a causa della politica antigreca di Ankara; Atenagora intraprese negli anni ’50 una serie di incontri e dialoghi, sia con gli altri capi ortodossi; e quindi anche con quelle Chiese ortodosse non bizantine( armeni, copti, siriaci etc), che gli altri patriarchi greco-ortodossi consideravano Chiese ortodosse di serieB, se non addirittura mezze eretiche; sia con le altre confessioni cristiane, in primis con quella Anglicana.

Il patriarcato costantinopolitano entra quindi nel “Consiglio Mondiale delle Chiese”, seguito a ruota da tutte le altre Chiese ortodosse (che andavano alla ricerca di quella visibilità che il Comunismo negava a casa loro), dando cosi statura veramente ecumenica ad una istituzione che prima raccoglieva solo protestanti.
Atenagora cercò di organizzare un Concilio delle chiese ortodosse, progetto che, ripreso più volte dai due successori (Demetrio I e Bartolomeo I), non si riesce ancora a realizzare; cercò di convincere Pio XII ad organizzare un incontro di tutti i cristiani e per breve tempo si illuse che il concilio indetto da Giovanni XXIII fosse la risposta alla sua idea.

Era convinto che l’ecumenismo fosse, non un mezzo per ottenere visibilità al suo “Trono Ecumenico”, meschino pensarlo, ma, un grande progetto d’unione pancristiano che dovesse legittimamente stare a cuore a (leggi: essere “cavalcato da”) una antica autorità religiosa come il suo patriarcato costantinopolitano che a differenza delle altre Chiese ortodosse, non ha un carattere nazionale, etnico, ma ha una storia imperiale, in questa accezione va letto l’appellativo di “Patriarca Ecumenico”cioè sovranazionale, quindi di portata mondiale. Un titolo altisonante che stride con la realtà di vescovo di una striminzita diocesi turca, con non più di duemila fedeli, e senza alcun potere di coercizione sugli altri capi ortodossi.

Nell’Epifania del 1964 Paolo VI incontra Atenagora a Gerusalemme: dulcis in fundo anche il papa di Roma si era convertito alla politica degli abbracci. Quelle immagini che fecero il giro del mondo, resero Atenagora familiare a milioni di persone che ignoravano l’esistenza stessa di Costantinopoli e degli ortodossi. Fino al ’72 (anno della morte di Atenagora) il Trono Ecumenico godette di una esposizione mediatica, di una popolarità e di una autorità -mediatica- insperata. Grandi speranze e grande simpatie si nutriva verso quello che da noi occidentali veniva visto come una specie di papa degli ortodossi, mentre alla stregua del persecutorio governo turco, molti capi ortodossi con in testa l’arcivescovo di Atene e il patriarca di Mosca, non avrebbero versato molte lacrime per il definitivo tracollo della sede costantinopolitana.


Il 7 dicembre 1965, vigilia della definitiva chiusura del Concilio Vaticano II, Paolo VI nella basilica di san Pietro in Vaticano e Atenagora I nella cattedrale di san Giorgio al Fanàr, procedettero alla cancellazione delle scomuniche lanciate l’una contro l’altra chiesa a partire dal 1054.
Sembrava cadere un muro di incomprensioni vecchio di mille anni.
Quale pegno della sospirata unità Paolo VI aveva autonomamente deciso la “restituzione” del cranio dell’apostolo Andrea: evangelizzatore dell’Ellade e quindi presunto (e preteso) fondatore della comunità cristiana della città di Bisanzio (futura Costantinopoli) –sant’Andrea era fratello di san Pietro: importante ricordarlo ai fini della voluta simbologia- ; reliquia portata in occidente dalla famiglia imperiale bizantina in esilio, dopo la conquista ottomana del 1453, e donata a papa Pio II Piccolomini che diede asilo al santissimo cimelio in Vaticano, a pochi metri dalla tomba dell’altrettanto santo fratello.

Comunque è da notare che la reliquia non tornò da dove era venuta: cioè a Costantinopoli (che ritiene Sant’Andrea suo primo vescovo) ma (archeologicamente più correttamente) all’arcivescovo ortodosso di Patrasso:città del Peloponneso (quindi Grecia), luogo del martirio.
In Grecia la Chiesa ortodossa è “Autocefala” cioè indipendente da Costantinopoli e decisamente poco ecumenica: ciò evidenzia ancor di più la strategia diplomatica di papa Montini.

La sottolineatura del fraterno rapporto tra cattolicesimo e ortodossia fu rimarcato da altri due incontri -mediaticamente sensazionali come quello di Gerusalemme- tra i vescovi delle due capitali dell’impero romano: a Istanbul nel luglio ’67 e a Roma nell’ottobre dello stesso anno. Quest’ultimo culminò con l’ingresso solenne in S.Pietro dei due sommi gerarchi mano nella mano.

“L’incontro di Istanbul è tuttavia in un certo senso più significativo, soprattutto per mettere in evidenza l’ardimento ecumenico di Paolo VI, anche se di fatto, nonostante il colore con cui venne truccato, fu senz’altro il meno ecumenico dei tre. L’obbiettivo perseguito da papa Montini col suo inatteso viaggio in Turchia non fu infatti l’incontro col patriarca ortodosso, allo scopo di accelerare le trattative di riunione tra le due Chiese, bensì quello con gli uomini politici del Paese per perorare presso le autorità turche la salvezza del patriarcato costantinopolitano minacciato da esse in modo ultimativo. Ciò avrebbe dovuto essere evidente a degli osservatori meno superficiali, tanto più che il papa non fu affatto ospite del patriarcato del ‘piccolo Vaticano’ del Fanar, bensì del governo e che all’aeroporto non fu accolto da Atenagora, ma dalle autorità governative. D’altra parte è un fatto che il suo viaggio non era stato ipotizzato nemmeno da Atenagora, il quale non aveva chiesto a Paolo VI un intervento personale sul posto – anche perché non riteneva che il papa accettasse, per ragioni di prestigio, di muovere il primo passo verso di lui- ma semplicemente di effettuare dei passi diplomatici più pressanti ed incisivi di quelli fatti in passato. Fu merito di papa Montini di aver intuito l’eccezionalità dell’occasione che gli si porgeva di presentarsi agli ortodossi (quando ciò avrebbe potuto esser noto) come il salvatore del più famoso patriarcato e come colui che aveva preso per primo l’iniziativa dell’incontro recandosi a Costantinopoli, anziché pretendere prima la visita di Atenagora a Roma, dimostrando così alle Chiese separate quanto fosse infondato il pregiudizio che addebita al papa una rivendicazione sterilmente orgogliosa del proprio prestigio primaziale.”( Carlo Falconi 1968)

Indubbiamente il dialogo ecumenico cattolico ha notevolmente sollevato il ruolo del “Trono Ecumenico” ,visto che lo scisma fu uno scontro teologico e forse ancor più personale tra i vescovi della antica e della nuova Roma; per cui ogni sforzo della sede petrina per cercare una possibile unione con le Chiese ortodosse (ognuna indipendente e sovrana) deve obbligatoriamente avere come interlocutore il massimo rappresentante dell’ortodossia,ciò per il compiacimento dell’arcivescovo di Costantinopoli ma che provoca la stizzita reazione degli altri patriarchi che ci tengono a far presente di essere altrettanto pii, fedeli e ortodossi, e di essere a capo di Chiese nazionali che contano milioni di fedeli, rivendicando un peso geo-politico, oltre che teologico.

Così il gesto “profetico” (come direbbero quelli che parlano bene) di consegnare la testa di sant’Andrea agli ortodossi, fu la scusa per una serie di continue rivendicazioni di restituzionie di 'corpi santi', e che quindi fallì nello scopo di suscitare negli ortodossi la fiducia nei confronti dei papisti, come dimostrò nel 1969, l’increscioso fatto della distruzione del prezioso reliquiario del capo di sant’Andrea, da parte di un giovane monaco greco, allo scopo di costatarne il contenuto,convintosi che Paolo VI -come si suol dire- avesse fatto “il pacco”.

Il fatto che Atenagora “andasse arabescando devote fantasie, colorando sogni, vaticinando rosei futuri di unità, imponendo abbracci e baci di pace persino ai più scettici dei suoi intervistatori, e che poi non muovesse un sol passo, se non turistico, verso la meta del suo cuore, non prova nulla contro la sua sincerità. Era doppiamente prigioniero: del governo turco – che però sarebbe stato entusiasta di poterlo rimettere in libertà oltre confine – (ed era la prigionia più sopportabile) e dell’immobilismo dei suoi confratelli vescovi, del suo clero e dei suoi fedeli, mai così fieri come di essere se stessi e solo se stessi: << l’ortodossia >> (certamente più opprimente)." (C. Falconi1973)