giovedì, maggio 12, 2005

"Diario" di un curato di campagna (referendaria)


Ovvero: La pietà per i cuori malvagi



Fecondazione eterologa?
Maria disse si.

Non ho resistito a dare un’occhiata al numero monografico di “Diario” che “laicamente” nelle intenzioni, ma laidamente nei fatti, tira in ballo la Madre di Dio ed il frutto benedetto del ventre suo.
Il concepimento “per virtù” dello Spirito Santo è la manifestazione stessa della divinità di Cristo e quindi fu oggetto di difesa ed esaltazione da parte dei Padri della Chiesa.
L’unicità della nascita di Gesù è sintomo dell’unicità della sua missione e di conseguenza ha da subito interrogato il cristianesimo primitivo sull’unicità fisica e spirituale della maternità di Maria. Dice infatti Sant’Agostino: “Virgo tua gloria parto!” La tua gloria, o Vergine, [scaturisce] da dal tuo parto, ti viene da Colui che hai partorito!

Il fatto che ci siano state nei primi secoli del cristianesimo dispute veementi sulla verginità di Maria - prima, dopo, e soprattutto durante il parto - non scaturirono solo dalla ginecofobia di un clero maschile e celibe ma dal fatto che il miracolo del parto della Vergine Maria e delle modalità miracolose di questo parto avevano molto da dire sull’identità del Partorito: “il frutto benedetto del tuo seno, Gesù”.

Nei racconti di come andarono i fatti, i cosiddetti “Vangeli dell’infanzia” - nei primi capitoli di Matteo e Luca - non c’è nulla che faccia riferimento a quella mitologia pagana che pullula di donne mortali ingravidate prodigiosamente da una divinità; per la verità più racconti boccacceschi e per nulla sacri misteri ispiranti devozione.
I racconti degli evangelisti sono modulati secondo la tradizione spirituale ebraica, e solo sotto questa modalità interpretativa acquistano profondità e senso.
Matteo “attacca” con una genealogia in cui si rincorrono una sfilza di nomi che a noi dicono ben poco ma che per la prima comunità di ebrei convertiti al cristianesimo, cui Matteo indirizza il suo vangelo, evocava l’Alleanza di Dio con il suo popolo, da Abramo, passando per Davide arrivando a Giuseppe di Nazaret.
Per la mentalità ebraica dell’epoca, il padre “genera” i figli, ma non certo per partenogenesi. È evidente che quando si dice che “Abramo generò Isacco, Isacco Generò Giacobbe, etc”, non si vuol dire che Abramo partorì Isacco ed Isacco partorì Giacobbe ma si vuol significare che la legislazione ebraica dell’epoca considerava il riconoscimento legale da parte del padre fondamentale per inserire il neonato a tutti gli effetti nella stirpe paterna, anche se geneticamente non era il figlio di quell’uomo.
Matteo scrivendo ai giudeo-cristiani non scrive che Giuseppe generò Gesù.
Perché no? Dato che all’epoca, per la cultura dei lettori di quel vangelo, il bambino riconosciuto legalmente come proprio, anche se si trattava di bambino “eterologo” - per così dire -, il fatto era considerato ininfluente sia dal punto di vista legale sia religioso?
“Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria dalla quale è nato Gesù”.
Con questa espressione apparentemente innocua si vuol chiaramente esprimere un evento completamente nuovo che travolge le leggi della natura del concepimento e della generazione umana.
Poi si può anche non avere alcuna fede nell’Incarnazione del Figlio di Dio ma, con l’occhio dell’esegeta, non si può negare che attraverso il suo linguaggio semitico era quello il nocciolo del messaggio che l’estensore del Vangelo secondo Matteo voleva bypassare.

Ma veniamo al non ebreo evangelista Luca: medico, di cultura greca, che scrive per una comunità cristiana greca; forse che nel suo racconto dell’incarnazione ci sono echi della mitologia greca?
Innanzi tutto il fatto che Luca non fosse israelita non vuol dire che fosse distante dalla mentalità e dalla cultura ebraica; parla greco come chiunque, nel mediterraneo orientale, avesse un’istruzione ma Luca è siriaco, cioè di una stirpe semitica che popolava suppergiù l’area dell’attuale Libano-Siria- Giordania. Parla quindi il siriaco che è una variante dell’aramaico, la lingua materna di Gesù e degli Apostoli.

Dietro al racconto di Luca c’è l’idea teologica che con Gesù inizia una nuova alleanza tra Dio e l’uomo, più perfetta della precedente. All’inizio del suo Vangelo Luca infatti pone due annunciazioni. L’annuncio della nascita di Giovanni il Battista al sacerdote Zaccaria, avviene all’interno del Tempio di Gerusalemme.
Zaccaria dubita delle parole dell’angelo Gabriele, immagine della “durezza di cuore”di Israele. Di contro c’è la fede perfetta di Maria che dicendo “si” diventa il tempio vivente della nuova alleanza all’interno del quale viene ad abitare Dio stesso. Le allusioni ai passi biblici che parlano della consacrazione del tempio di Salomone ed all’arca dell’alleanza sono evidenti – se si hanno minime conoscenze bibliche – sia nel racconto dell’Annunciazione, sia nella visita ad Elisabetta. Quindi nessuna influenza dei miti pagani ma pressanti allusioni ai “miti fondativi” del giudaismo!

In fondo l’idea di un’opera monografica e divulgativa sulla figura della Madonna non è per nulla malvagia, anzi! Come infatti dimostra l’interessantissimo brano tratto da un saggio dell’attuale rabbino capo di Roma: Riccardo Di Segni, per l’appunto testo non composto per l’occasione, che si interroga sulle possibilità di conciliare l’interpretazione del concepimento verginale di Maria alla luce del concetto rabbinico di verginità mestruale. Per il resto la rivista accoglie ben poco di culturalmente valido.

Lo scopo degli ideatori di “Diario” è parlare dei referendum sulla procreazione assistita. Ma non si vuole “dimostrare” che Maria si è sottoposta a procreazione assistita; assistita dallo Spirito Santo ma pur sempre procreazione assistita. Testuali parole!Infatti le argomentazioni sulla causa della gravidanza di Maria sono molto dissimili, vista la varietà dei punti di vista raccolti: lo scopo è più sottile. Si vuol far intendere al lettore/votante che su certi argomenti delicati come il concepimento, e sul concepimento stesso di Gesù Cristo, non c’è univocità di vedute! La posizione della Chiesa Cattolica sulla gravidanza della Madonna – e di conseguenza di ogni donna - è solo una possibile interpretazione, invero poco intellettualmente sensata perché “dogmatica”.
Bisogna evitare quindi, per il bene della stessa fede, che il credente accettando i dogmi della Chiesa, alimenti “un cieco fideismo che educa le persone a credere a qualsiasi cosa (e ad ubbidire a qualsiasi precetto)”.
Ma quali sono questi precetti la cui osservanza da parte dei cattolici angustia tanto per esempio chi scrive sotto lo pseudonimo Giuseppe di Spirito Santo?
Tiro ad indovinare: le indicazioni del Cardinal Ruini sull’astensione dal voto referendario?

Una cosa comunque i redattori di “Diario” l’hanno azzeccata: l’immagine di copertina! Hanno scelto il dipinto di una Madonna di un pittore dell’avanguardia russa, dal titolo quanto mai appropriato: “La Madre di Dio, pietà dei cuori malvagi”!

In linea con la bimillenaria tradizione della devozione mariana ognuno giustamente invoca l’intercessione della Santa Vergine in base alle proprie necessità.

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