sabato, giugno 04, 2005

Roberto Villetti: chi era costui?
Nessuno di importante: il vicepresidente dello SDI.
Di che cosa?
Di un partito, credo.Ma non è importante questo.
Egli è preso da me in considerazione solo come una manifestazione dell’italiano medio; una “signora mia” prestata alla politica che sul Giornale del 31 maggio 2005 bolla come “inopportuno” l’incoraggiamento del gioiosamente – anzi: Cciojosamente!- regnante Benedetto XVI alla posizione ufficiale della Conferenza episcopale italiana sui referendum abrogativi della legge 40 del 12-13 giugno successivo.

Se invece che in Italia il referendum si fosse svolto in un altro Paese, secondo lei il papa sarebbe intervenuto?
“Non credo. Penso che sia stato mal consigliato dal vescovo Ruini e magari da Marcello Pera. Doveva essere salvaguardato. In questo modo Benedetto XVI è diventato non solo un attore politico tra i vari leader che intervengono nello scontro politico, ma anche nella scena cattolica, che come sappiamo è divisa su questi referendum”
Cambierà qualcosa tra i cattolici?
“Non credo. Per fortuna l’invito del papa non è stato accompagnato da nessuna minaccia di scomunica. Saremmo tornati ai tempi oscuri della Chiesa. Gianfranco Fini colpito da scomunica, bè … non sarebbe stato opportuno”.


C’è grande confusione, su cosa sia “opportuno” nel pubblico e civile dibattito referendario.
Si ha poca conoscenza di cosa sia una “scomunica” e soprattutto – di conseguenza - si ignora cosa sia la “comunione ecclesiale”.
Si hanno idee personalissime di come si comporti la Chiesa, e ci si meraviglia – e a molti dispiace – che il Papa non lanci scomuniche e non proclami crociate.

La scomunica è cosa assai seria, drammatica, e direi tragica, per un credente. È l’attestazione ufficiale dell’aver abbandonato la fede professata dalla Chiesa.
Ma dato che la Chiesa cattolica non condivide la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, dato che la dottrina cattolica condanna qualsivoglia concepimento “in vitro”, sia esso compiuto in ossequio ai dettami della legge 40 sia a prescindere da essa, non vedo su che basi possano essere lanciate scomuniche, anatemi ed interdetti su chi andrà a votare pro o contro i quattro quesiti referendari!

C’è un’abissale differenza tra la posizione ufficiale della Chiesa cattolica, e della Chiesa cattolica italiana, nelle campagne referendarie su divorzio e aborto e la posizione attuale dell’episcopato italiano sul referendum sulla legge 40.



C’era una volta un parlamento della repubblica italiana che approvo il divorzio?
Allora prontamente degli agguerriti democristiani duri e puri raccolsero le firme per il referendum abrogativo.
E la CEI?
Ovviamente essendo il divorzio contrario alla fede cattolica, ed essendo all’epoca quasi tutti gli italiani coniugati col rito di santa romana Chiesa, la Conferenza episcopale cercò di aizzare i fedeli a difesa del sacro vincolo del matrimonio. Dunque i vescovi erano per il Si, Pannella per il No.

Il parlamento italiano permette l’aborto “terapeutico”?
I soliti cattolici duri e puri raccolsero le firme per abrogare la 194.
E la CEI? Essendo l’aborto contrario alla morale cattolica, i vescovi italiani scesero in campo, a difesa della sacralità della vita umana, con in testa un vigoroso papa Wojtyla non ancora impallinato.
Il Papa era per il Si, la Bonino per il No.

Il parlamento italiano approva una legge sulla procreazione assistita?
Sarà che non ci sono più i cattolici duri e puri ma stavolta a raccogliere le firme per abrogare una legge dello Stato in palese contrasto con il dogma cattolico ci pensano Pannella e la Bonino.



La Chiesa cattolica ha chiara la percezione di essere ormai “minoranza” in Italia, culturalmente ed eticamente: c’è ormai nella testa dei cattolici un pensiero che non è più conforme alla fede che si sostiene di professare.
Non è ragionevolmente possibile per i vescovi italiani lanciarsi in una contestazione della legge 40 perché una tale posizione non avrebbe alcun peso politico. Non si può bandire una crociata contro la procreazione in vitro facendosi carico della posizione politica di uno sparuto numero di anime pie che obbediscono alla “retta dottrina” di contro a oltre 50 milioni di cittadini italiani che sono sì cattolici ma a modo loro.

I cattolici avranno pure l’ideale del martirio ma non sono mai stati dei kamikaze. Nel medioevo i pontefici indicevano le crociate perché si pensava di poterle vincere e non per gusto masochistico! E poi, ripeto, i vescovi non possono fare crociate a difesa della legge 40 – come piacerebbe assalissimo ai radicali!- perché non è una legge cattolica! Nella nostra società attuale, di fronte ad una tematica di questo tipo l’unica posizione opportuna, conveniente, saggia, e mirante a “portare a casa il risultato” che la Chiesa cattolica che è in Italia può avere è quella astensionista!
Non c’è necessità di stracciarsi le vesti se il cardinal Ruini ha rivelato il segreto di Pulcinella: l’invalidità del referendum se manca il quorum del 50% degli aventi diritto al voto.

In realtà non ci voleva un grande intuito visto che nell’ultimo decennio tutti i partiti dell’arco costituzionale hanno più volte invitato ad astenersi dai vari referendum propinateci dai raccoglitori di firme. E se l’astensione caldeggiata da Ruini è una posizione immorale, come pontificano tanti leaders politici, mi chiedo come facciano loro a guardarsi ancora allo specchio senza avvampare di vergogna.

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