giovedì, settembre 15, 2005

Seven Swords

Ovvero: i dolori della settima arte



Con la 62° Mostra del cinema di Venezia si è idealmente aperta la nuova stagione cinematografica.
I film presentati a Venezia, e non, affollano i grandi schermi e fanno affluire nuovamente il pubblico dentro ai “cinemi”. E mentre nei mesi estivi le poche sale aperte in città, e le molte arene nei posti di mare, riproponevano i film della stagione invernale a prezzi irrisori, con l’arrivo di settembre ecco pronta una coltellata, anzi 7 coltellate (e mezza!), al portafoglio, infatti - almeno a Roma è così -, per i frequentatori delle sale cinematografiche è sempre più difficile sfuggire ai 7euro e 50 centesimi del costo del biglietto.

“Good night and good bye” di Gorge Clooney la giuria di Venezia non lo voleva proprio premiare tanto che alla fine… gliene hanno dati due di premi.

Io non avevo molti dubbi su chi si sarebbe aggiudicato il leone d’oro visto i precedenti delle suore sadiche del collegio irlandese e della buona signora inglese che aiutava ad abortire le brave ragazze.
Brokeback Mountain unisce inoltre il tema della storia d’amore omosessuale con il vantaggio di avere come regista un cinese. E le giurie veneziane sono arcinote per la predilezione per la cinematografia con gli occhi a mandorla.
Andremo a vedere questo film che l’inviato (inviata?) del Foglio definisce: «film più splendidamente romantico visto dopo “Titanic”. Volendo c’è da farsi anche un pianto». (Si: è una inviata!).

Si è detto che la giuria ha preferito premiare un film politicamente corretto invece che un film politicamente impegnato come è invece quello di Clooney. Film sull’epoca del maccartismo e sull’epica dell’antimaccartismo, la lotta per la libertà d’informazione contro lo strapotere politico.
I critici italiani hanno sì lodato l’ottica anti-Bush del film di Clooney, ma solo “affinchè suocera (Silvio) intenda”.
Andremo a vedere anche questo film anche se col pregiudizio della rappresentazione eccessivamente truce degli anni ’50, del resto bisogna essere comprensivi: il maccartismo ha strumentalmente agito sulla cultura americana un po’ come la Controriforma in Europa.

Coppa Volpi di miglior attrice a Giovanna Mezzogiorno: da considerarsi un premio alla carriera… che verrà.
Se c’era qualcuna che doveva essere premiata per come sbarra gli occhi e spalanca la bocca in una smorfia di dolore interiore mal trattenuto, quella era Margherita Buy che nei “giorni dell’abbandono” – e che te lo dico a fà? – interpreta la moglie in crisi, cornificata e mollata dal marito. Una parte che le riesce benissimo visto che sono almeno quindici anni che recita sempre lo stesso ruolo!

Il premio cattolico, assegnato non so bene da chi, per il film con maggior spessore spirituale è andato al “Mary” di Abel Ferrara.
Una scelta un po’ scontata: un po’ come le lodi di Grillino al film dei caw boy gay. Motivazioni strumentali che lascia poco spazio alle ragioni ed alla vis polemica e poetica dei registi.
L'interprete della Maddalena in una sacra rappresentazione si identifica nel personaggio al punto di andare a Gerusalemme a vivere da santa penitente…

“Mary” sarà veramente un film spirituale?
Probabilmente si, se la paranoia è una malattia dello spirito.
Paranoia per paranoia era meglio premiare “C.R.A.Z.Y.”:storia di un figlio adolescente in una opprimente famiglia cattolica, film di cui ho letto un gran bene

Ho visto La Passione di Giosuè l’ebreo di Pasquale Scimeca.
Tranne la povera Isabella ‘la Cattolica’ rappresentata come una specie di strega di Biancaneve, il film mi è piaciuto.
Avrebbe potuto essere un bellissimo film, e magari senza le appiccicaticce esortazioni al “volemose bbene”, ma visti i film in costume degli ultimi anni non ci si può tanto lamentare.
Commovente l’omaggio al Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Apprezzabile soprattutto la confusa ma sincera ricerca delle proprie radici “giudaico-siciliane”.

Splendido il soggetto: nelle sacre rappresentazioni solitamente è il poverino che interpreta la parte di Giuda Iscariota che impiccandosi per finta poi disgraziatamente muore davvero. Che invece si crocifigga il Messia della situazione, è veramente un finale: “culto”!

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