giovedì, ottobre 06, 2005

Tota vita Christi fuit crux et martyrium

Ovvero:lo strano caso del Cristo "deposto" dalla Playstation e di Buddha issato sulla croce.



“...il testardo laico non laicista, malgrado le intimidazioni lessicalmente corrette, esita a non interpretare se non come una manifestazione di laicismo dottrinario e involontariamente comico la pretesa avanzata in Lombardia da anticlericali bontemponi di sradicare le croci piantate sulle vette delle montagne per sostituirle con icone dell’inconsapevole Buddha.
Pensa al ridicolo relativista di battaglie condotte nel nome di crepacci multiculturali, cime plurireligiose e ferrate politeiste. E finisce per deplorare il neodogmatismo laicista (sì, laicista) che sfida impavido il grottesco e perché non solo si sente offeso dalla presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche ma sente l’urgenza di svellere il cristianesimo, oltrechè dai trattati costituzionali, anche dalle innevate vette d’Europa.

Il laico non laicista, dopo aver preso le distanze dai laicisti, riscopre tuttavia il proprio cuore di laico quando viene a conoscenza delle veementi proteste e dei conseguenti provvedimenti censorii ai danni di una innocua pubblicità della Playstation in cui viene raffigurato un ragazzo incoronato di spine.

Dall’espressione di quel ragazzo non trasudava niente che richiamasse un’atmosfera dissacratrice e blasfema, eppure tale è stato il clamore delle reazioni indignate che quella blanda, innocentissima, giovanilmente spensierata allusione al martirio di Cristo è stata prontamente ritirata dalla circolazione.
Il laico non laicista sospetta che nell’arcigno zelo degli indignati si riveli un’attitudine un po’ plumbea a sciogliere con l’arma definitiva del divieto e della proibizione persino il richiamo tutto sommato affettuoso e certamente venato di bonaria ironia alle vicissitudini cristiane.
Si tratta dello stesso richiamo al lessico familiare di chi usa espressioni consuete come «portare la croce» per indicare una situazione di profano tormento o come «è stata una via crucis» per designare un percorso dolorosamente accidentato: nessuno si sognerebbe di commisurare veramente le piccole disgrazie quotidiane con i supplizi patiti da Nostro Signore.

E invece, censura. Stavolta con un sovrappiù di rimpianto per le infiammate ma ma ormai logore discussioni che dividevano appassionatamente difensori della fede e fautori delle arti moderne e in cui si disputava sulla sospetta blasfemia delle ricotte pasoliniane, dei Gesù superstar al ritmo di rock e persino del didietro pubblicitario di attillattissimi jeans di marca pregiata. Già allora quelle polemiche sembravano pallide e indebolite copie dello scandalo suscitatola tempo di Caravaggio quando modellava le sue Madonne sulle fattezze di volgari prostitute. Ma,messe a confronto con le sforbiciate invocate per pubblicità tanto incolpevoli, sembrano risuonare di una certa imprevista grandezza. E il laico non laicista viene preso da un irrefrenabile impulso terzista per non darla vinta né ai laicisti che vorrebbero trasferire sulle vette alpine il loro coloratissimo pantheon multireligioso né ai censori che chiamano blasfemo il nulla di una di una banale pubblicità. E sceglierei di volta in volta da che parte non stare. Laicamente, si intende.”

Pierluigi Battista
(dal Corriere della Sera di lunedì 3 Ottobte 2005)

Nessun commento: