mercoledì, dicembre 28, 2005

Le pseudo cronache di Narnia (di William Ward)


Narnia, peana fiabesco all’eroico Leone Blair in Europa


Da mesi i guerrieri culturali stanno affilando i coltelli sulla disputa di Natale, che riguarda “Le Cronache di Narnia – Il Leone, la Strega e l’Armadio”, film ispirato al romanzo di C.S. Lewis.
E’ o no un’elaborata metafora del cristianesimo romantico ma “muscoloso” anglicano con il Leone Aslan nei panni di Gesù e la Strega in quelli del diavolo, con il fiabesco regno di Narnia come allusione alla cristianità e nessuna menzione della Madonna né dei santi cari al cattolicesimo?
La prossima annunciata battaglia delle “culture wars”, che già vede in America cattolici (fan del caro Tolkien) contro protestanti anglofili, cristiani di ogni tipo contro gli atei, gli agnostici e i multiculturalisti credenti e no che difendono sempre le religioni non cristiane (nei libri successivi dei sette delle “Cronache di Narnia” Lewis spara contro un popolo che ad alcuni sembra similmusulmano), non s’ha da fare.

Il film, infatti, non è altro che un peana fiabesco alla carriera politica di Tony Blair, alle prese con le sue tante trattative in Europa. Con il premier britannico nei panni dell’eroico felino e Bruxelles in quelli della Strega bianca, che regna sul trono di Narnia, cioè l’Europa a Venticinque.
“Da oltre un secolo” Narnia è coperta da una fitta coltre di neve (“è sempre inverno ma non arriva mai Natale”, si dice nel film), allusione agli effetti della Politica agricola comune, caldeggiata dalla Francia, sul bel territorio del regno.
La Strega Jadis (che sembra il nome dell’ultimo modello della Renault o della Citröen) vive in un castello di ghiaccio disegnato da Alfred Eiffel, è fasciata da un attillato vestito rubato dalla collezione di Azzedine Alaia, impreziosito dai giganteschi diamanti dell’imperatore Bokassa. Jadis – che secondo gli animali-cittadini della foresta si è autoproclamata “regina” – vive nel terrore dell’arrivo di Aslan, che vuole liberare i popoli di Narnia dal regime che li tiene soggiogati ora con i lacci e lacciuoli delle complicate leggi della “Magia profonda” (come gli sterminati documenti della Commissione europea), ora con il terrore della polizia dei paurosi lupi. Aslan-Tony s’avvale dell’arrivo di quattro ragazzi inglesi piombati a Narnia attraverso uno strano guardaroba per combattere il potere della Strega francofila.

L’amorevole cura che Aslan ha verso i quattro ragazzi (Peter, Susan, Edmund e Lucy) è metafora di quella di papà Tony per i suoi figlioli.
Non sfuggono poi i tanti riferimenti ironici a Finchley, anonimo quartiere della periferia londinese, da cui sono sfollati nel 1940 i quattro ragazzi, ma che per gli inglesi è sinonimo di Margaret Thatcher: è stato per quasi 40 anni il suo seggio elettorale.
Singolare anche il significato del “lukum” consumato nel film da Edmund: in inglese, “lukum” si dice “delizia turca”, accenno al prossimo ingresso della Turchia nell’Unione, avversato dalla francosfera.
Il tempismo del film non lascia dubbi.
E’ uscito in perfetta sincronia con i lavori a Bruxelles in occasione del vertice finale della presidenza britannica, terminato con un difficile accordo conquistato da Blair. Nel film, la strategia e la tattica del premier sono rappresentate con accuratezza. La Strega si presenta davanti alle tende colorate dell’esercito
di Aslan per esigere i diritti storici di fare quello che le pare, tanto simili ai codicilli dell’inciucio del 2002 fra Chirac e Schröder per mantenere l’inverno-senza-Natale – i privilegi della Pac – fino al 2013. Jadis- Chirac entra nella tenda di Aslan-Tony per un’interminabile discussione: quando ne escono, l’accordo c’è. Ma non si sa a quale prezzo. Poi, l’orrenda scoperta. Per strappare l’accordo, Aslan deve sottoporsi al supremo sacrificio sulla “pietra quadrata”: l’umiliazione in mondovisione pur di salvare lavita di uno dei ragazzi.
Nel momento più atroce del film, Jadis e il suo esercito di mostri festeggiano le torture al Leone buono, così come hanno fatto i giornali parigini conl’“umiliante sconfitta di Blair a Bruxelles”. I produttori americani del film, però, fanno il tifo per il Leone, che ritorna spiegando che “chi dà la sua vita in sacrificio per una causa nobile non può che rinascere”.
Ecco fatto: Aslan-Blair torna in campo, alla testa del suo potente esercito per strappare una splendida vittoria finale. Cioè accettare di perdere persino la vita come politico inglese pur di arrivare a una vittoria finale, quando l’inverno glaciale si scioglie a Narnia, liberando il popolo della dittatura, come Aslan Blair intende fare nel 2008, quando darà di nuovo battaglia alla francosfera per riscrivere tutte le regole dell’Ue e togliere questo dannato inverno delle incrostazioni burocratiche napoleoniche.

(Il Foglio 23 dicembre 2005)

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