martedì, dicembre 06, 2005

Nel ventre tuo s'accese... l'amore?


Giuliano "l'Apostolo" (Ferrara) in un suon condivisibilissimo editoriale del Foglio di martedì 6 dicembre 2005:
"LA TRUFFA DELLA LIBERA PROCREAZIONE

Un documento della Cgil rilancia le assurdità abortiste anni Settanta

Ci avevano assicurato di essere maturati, di aver capito con i soliti trent’anni di ritardo che un conto è combattere l’aborto clandestino, giusto, e un conto è assecondare una sottocultura antinatalista, abortista, sotto le sembianze di un’ideologia libertaria caricata sulle spalle delle donne e dell’umanità, che alle donne deve notoriamente in parte eccellente se non esclusiva la propria esistenza in vita.
Eccoli qua, invece, con il solito documentino rozzo della Cgil emanato ieri, che convoca la manifestazione anni Settanta in difesa dell’aborto, anzi in promozione della “libera procreazione” e della “legge 194 come simbolo dell’autodeterminazione della donna”.
Libera procreazione? Ma non si nasce liberamente, la generazione è un ordine o un dono della natura in un contesto di affetto, di amore e di piacere, e la civilizzazione ha felicemente compiuto e perfezionato la natura istituendo la famiglia, una speciale grazia protettiva, che svezza alleva cura educa socializza ed emancipa uomini e donne, mettendoli in condizioni di essere liberi diversamente da quanto accade agli altri animali, che nonostante abbiano ridotte capacità di linguaggio e ragione finiranno per esserci superiori in quanto non conoscono la possibilità di trasformare l’aborto da evento spontaneo in organizzazione seriale di soppressione di miliardi di vite.
Il nostro libero arbitrio può servire a impedire una tragedia, la morte in pancia procurata con un cucchiaio o con il prezzemolo, non a trasformare i ferri, l’aspiratore o il veleno della Ru486 in “simboli dell’autodeterminazione della donna”. Ma stiamo scherzando? Sono queste le bandiere del femminismo, del progressismo? No che non lo sono. Non lo sono mai state. Questo è soltanto il più ideologico e falso dei linguaggi. Una truffa in atto pubblico.

C’è un duro sforzo in atto del partito credente, dei cattolici italiani, per superare l’opposizione di principio alla legislazione che ha liberato la società, per l’essenziale, dal dramma dell’aborto clandestino.
C’è un tentativo laico dei vescovi di calarsi in una realtà difficile, tragica, e di ragionare come se Dio non esistesse neppure per loro, pur di ottenere una svolta culturale antiabortista nella coscienza pubblica e privata di questa ordalia con la quale convive il mondo moderno.
E che fa la retroguardia della sinistra italiana, la Cgil, mentre le Turco e le Bindi promuovono meritevolmente un bond per evitare gli aborti delle donne in difficoltà? Comunica a quelle donne che la loro autodeterminazione sta in una procreazione libera, in una scelta irrazionale, in una decisione contro se stesse e contro una vita nascente che nessuno può contestare in nome di fumisterie ideologiche luttuose."



Al di là della volontà della Cgil o di chiunque altro di organizzare manifestazioni neofemministe a difesa della 194, è sovranamente deprimente questa imperterrita e lamentosa denuncia di cospirazioni clerical-fasciste per togliere alla donna il "diritto" di abortire, e che non vuol tenere in alcun conto i molteplici fattori che la "problematica" gravidanza -sia quella desiderata, sia quella meno, sia quella per niente- comporta.
All'epoca del referendum abrogativo della 194 i Radicali erano tra i fautori dell'abrogazione proprio perchè la 194 non considera affatto l'aborto un diritto civile! E' una legge che vuol tutelare la salute psicofisica della donna e per questo depenalizza l'aborto nelle strutture mediche legalmente riconosciute.
La 194, inoltre, prospetta "in embrione" la possibilità di aiuti alla maternità che evitino il ricorso all'interruzione di gravidanza: questa parte della legge non è stata mai applicata.
L'irrazionale alzata di scudi verso chiunque voglia valorizzare l'aspetto dell'aiuto alla vita nascente, già previsto dalla legge 194, rende assai dubbiosi sulla lucidità intellettuale di quella "meglioggioventù" che totalitaristicamente si definisce: democratica.

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