lunedì, gennaio 09, 2006

Gesù visto da Oriente


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"La difficoltà
Per un musulmano, richiamarsi alla figura di Gesù è motivo di una duplice difficoltà. Da una parte, si tratta di presentare una visione “altra”, “diversa” di un argomento che, per alcuni, è l’essenza stessa della loro fede e, quindi, della loro vita. (...) La difficoltà sta nel fatto di dover parlare di questa verità in maniera diversa. È questo il primo aspetto del problema.
D’altra parte, parlare di Gesù, per un musulmano che vive la sua fede in maniera critica, comporta una rilettura dell’interpretazione musulmana dei versetti coranici dedicati a Cristo. Il patrimonio musulmano, nel suo stato attuale, è, a mio giudizio, incapace di parlare dell’altro in maniera coerente, tanto più, quindi, è in grado di avviare un dialogo islamo-cristiano che cancelli l’esclusivismo e l’isolamento.
Ecco perché alla domanda: “Chi è per voi Gesù?”, si impone una duplice risposta. Da una parte bisogna esporre come Gesù si presenta nel Corano, ma bisogna anche situarlo al centro della principale problematica islamica, e cioè della questione dell’altro e della differenza nel pensiero monoteista.
Così Gesù, per un musulmano impegnato nel dialogo interreligioso, è nel contempo l’altro, il differente, ma è anche l’altro non eliminabile, perché parte integrante della sua identità religiosa. Gesù dunque è “altro che è mio”.
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(Hmida Ennaïfer professore di Teologia dogmatica musulmana all’Università di Tunisi)



La figura di Cristo nell’islam...

"...Va anche precisato che un cristiano e un musulmano, con il termine “rivelazione” non intendono la medesima cosa.
Per noi [mussulmani]la rivelazione è il messaggio inviato da Dio altissimo a sua maestà Maometto. In stato di estasi, il nostro profeta esprimeva la Parola proveniente da Dio altissimo così che queste parole formano il nostro Libro sacro. Orbene, la rivelazione cristiana non è la medesima cosa. I detti e gli atti di Gesù Cristo furono redatti più tardi e quindi trasformati in libro dagli autori dei Vangeli (il Nuovo Testamento).
In questo senso, quello che noi chiamiamo “hadit” e “sunna”, cioè l’insieme delle parole e degli atti del profeta, sono considerati dai cristiani come “rivelazione”. Gesù Cristo non aveva al suo fianco scribi che trascrivessero all’istante la rivelazione che egli riceveva. Erano invece apostoli, evangelisti, coloro che più tardi misero per iscritto quanto avevano visto o sentito. Si capisce, perciò, perché si abbiano diversi Vangeli, il cui contenuto essenziale è senz’altro il medesimo, ma formulato in maniera differente dagli autori, per quanto tutti fedeli all’essenziale. Ispirati da Gesù Cristo, questi autori hanno tuttavia fatto delle aggiunte. Lo stesso san Paolo, che non aveva mai visto Gesù Cristo, ha contribuito alla redazione del Nuovo Testamento.
In altri termini, il concetto cristiano di rivelazione non si fonda sull’estasi di Gesù mentre entra in comunicazione con il divino e detta, di conseguenza, la parola divina agli scribi, dei quali invece non vi è neppure traccia nei testi tradizionali islamici. Il santo Corano, invece, parla esplicitamente di apostoli.
Sarebbe quindi improprio dire che la “sunna” e la “hadit” musulmane equivalgono a ciò che la religione cristiana chiama rivelazione. ... "

(professor Niyazi Oktem, Università di Istambul)

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