lunedì, gennaio 23, 2006

La prima enciclica di Romano Prodi



Ovvero: Francesco Agnoli, sul Foglio del 19 gennaio 2006, recensisce “INSIEME”: "un libro per cattolici(di quelli molto clericali)"

"Ai cattolici che sanno quanto sia difficile essere coerenti, rispetto a un modello come quello di Cristo, dovrebbe piacere la figura di san Tommaso Moro, il cancelliere di Enrico VIII. La sua vita non sembra certo brillare per coerenza.
Un suo celebre libello, l’Utopia, è infatti esempio eminente del tentativo dell’uomo di emanciparsi da Dio(...)Eppure Tommaso era, nella sua vita morale, e nella sua attività di magistrato, un uomo retto e sincero: per questo, di fronte a una scelta obbligata, fra il tradire la propria fede e la condanna a morte, rifiutò ogni compromesso. Per lui il bene aveva un’attrattiva tale da spingerlo a sacrificare, per esso, la vita, gli onori, l’amicizia con un re potente, che in fondo si sarebbe limitato a violare il sacramento del matrimonio in un solo caso, il suo.
Oggi ai politici cattolici, di cui Tommaso dovrebbe essere il protettore, nessuno osa chiedere più gesti simili. Del resto non ne sono capaci, se è vero che si firmò, da parte cattolica, una legge che si riteneva iniqua, solo per non perdere un governicchio, di quegli anni, poi, quando tutto durava lo spazio di un mattino.

Queste e altre riflessioni mi sovvengono leggendo il libro di Romano Prodi e di sua moglie, Flavia, intitolato, molto romanticamente, “Insieme” (San Paolo).
Si tratta di un testo fresco fresco, pre-elettorale, stampato ad hoc per un pubblico di cattolici. Nessuno infatti, che non avesse una fede di ferro, potrebbe leggerlo, senza provare crisi di rigetto anticlericale: è tutto un inno alla “assidua frequenza religiosa” dei protagonisti, alle loro vacanze familiari, organizzate come un “campo scuola”, con cappella e messa quotidiana; tutto un brulicare di don Ciotti e don Ruini, don Dossetti e don Milani, più il Concilio e i pellegrinaggi a Santiago (da san Giacomo, quello che chiede opere e non parole).
Poi, per cambiare, appaiono i figli della coppia esemplare, esemplari anch’essi come “educatori e catechisti”, e volontari, con i loro matrimoni con “liturgie curate nei canti e nelle letture insieme agli amici”, e tanto altro ancora.
Dopo un po’ di economia, ci sono un intero capitolo intitolato “Parrocchia e dintorni”, e un paragrafo dedicato agli “incontri con Giovanni Paolo II” (il tema è bissato più avanti)… si giunge così, faticosamente, al penultimo capitolo: “Radici cristiane e laicità”.


Provetta, pacs e radici cristiane
Qui, da un cattolico che sbandiera la sua appartenenza, e che si candida a governare,
ci si potrebbe aspettare qualcosa di concreto, almeno dopo i finanziamenti concessi dalla Commissione europea, di cui era presidente, ad associazioni accusate di praticare la sterilizzazione e gli aborti forzati in Cina.
Qualcosa di concreto potrebbe far dimenticare all’elettorato cattolico anche le dichiarazioni fatte a suo tempo sul referendum, e sui Pacs. Che venivano sistematicamente ritrattate, in parte e in modo confuso, ma solo presso un certo pubblico: cioè con delle lettere indirizzate non al Corriere o a Repubblica,
ma a Famiglia Cristiana. Ebbene, cosa dice nel suo libro il cattolicissimo Prodi alludendo a fecondazione artificiale, eugenetica, eutanasia, clonazione, e quant’altro?
Divaga e tergiversa: “Connesse con questo ampliamento del campo della scienza vi sono enormi speranze che riguardano il prolungamento della vita umana e il miglioramento della sua qualità, ma anche enormi preoccupazioni soprattutto sulle implicazioni a lungo termine delle nuove conoscenze scientifiche”.
Cosa dire, infine, dell’esclusione delle “radici cristiane” dalla Costituzione europea?
Anche qui, pur avendo letto l’intero libro, non è dato capire. O meglio: le radici cristiane non sono menzionate nella Costituzione, ma ciò non significherebbe alcun rifiuto delle stesse. Anzi, nella linea dell’evangelico “date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”, si può ben dire che l’omissione “in qualche modo è stato un ulteriore contributo del cristianesimo alla costruzione dello Stato moderno”.
Mirabili acrobazie, di un parrocchiano devoto".

Francesco Agnoli

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