sabato, gennaio 14, 2006

Panoramica ratzingeriana 1


"Ratzinger ha iniziato a essere riconosciuto come il maestro di tutti" ha scritto Filippo Di Giacomo:
"Quanto i grandi temi del pontificato wojtylano fossero stati pensati dal cardinale Ratzinger appare sempre più chiaro man mano che Benedetto XVI ha modo di entrare nei settori dove la parola del papa è legge e magistero.
Ma dopo l'eruzione comunicativa e carismatica di Giovanni Paolo II, dopo l'epoca in cui i messaggi sono stati straordinariamente coperti dalle immagini e dai gesti, nella basilica vaticana la parola è tornata regina.
E forse questo è il primo, e anche il più facilmente avvertibile, segnale di discontinuità tra l'attuale e il precedente pontefice.

Uscito dal cono d'ombra nel quale ha vissuto durante i 24 anni di collaborazione con Papa Wojtyla, Benedetto XVI ha iniziato subito a manifestare quella specie di efficacissimo minimalismo comunicativo che continuiamo a seguire durante le sue omelie.

Sarà difficile ormai aggiungere l'icona del pontefice come plusvalore, quasi fosse una «guest star», ad avvenimenti presentati e gestiti con le stesse categorie dell'intrattenimento, diritti Siae compresi..."


Per Pietrangelo Buttafuoco: "i «compagni di strada» della sinistra di ieri sono diventati i compagni di processione di oggi...
Non ci sono più i mangiapreti di una volta perché questa volta il prete è fatto di una pasta elaborata, sofisticata, perfino ambita al punto di essere diventato un gioco di società «l'aver fatto un convegno col Papa»... dai Cacciari, dai Severino, dai Mieli, da Paolo Flores d'Arcais persino, il laico dell'eccellenza laicista, primo per virtù della sua prestigiosa rivista, Micromega, ad aver avuto confidenza con l'allora capo della Sacra congregazione per la fede.

Tutti amici del Papa per virtù intellettuale, alcuni gratificati dalla confidenza del darsi del tu. «Mi sento percorrere da brividi di commozione all'idea che Ratzinger possa diventare papa»: così diceva un altro amico dell'intelletto, ossia Marcello Pera"


Papa Ratzinger non solo sui temi teologici ed ecclesiali "ad intra", ma anche negli argomenti morali che coinvolgono la riflessione filosofica,l'etica laica e la vita politica, interviene con parsimonia ma con una chiarezza ed una fermezza che, colpiscono come stilettate gli uomini politici (poco abituati all'evangelico "Si si, no no"); gli intellettuali, seppur in dissenzo col pontefice "ccioiosamente regnante", gli riconoscono le "lettres de noblesse" di "professorone" e perciò, nei loro editoriali, lo trattano da "collega".
E questo non può non colpire positivamente la classe politica sempre alla ricerca dell'accaparramento dei voti dei moderati.

Alberto Melloni definisce «paradossale» l'effetto politico "della discrezione e del riserbo di Benedetto XVI:
«Fino a tempi recenti, i vescovi parlavano altrettanto ma la loro voce era, per così dire, riassorbita da quella del pontefice. Ora, mentre Benedetto XVI centellina i suoi interventi, sulla scena pubblica arriva solo l'effetto paradossale della sua discrezione, la voce dei vescovi sembra più rumorosa e la Chiesa italiana viene percepita come una specie di forte e agguerrita agenzia politica».
E, anche in questo, il modello agostiniano della spiritualità ratzingeriana conta, eccome. Spiega Melloni: «Abituato a guardare le cose politiche con gli occhi della sua sensibilità bavarese, Papa Ratzinger manifesta, non solo formalmente, anche per i politici italiani un grande rispetto. Convinto della caratura intellettuale e morale dei politici tedeschi, crede ancora che anche in Italia siano sempre e solo i primi della classe a fare politica».
Un buon motivo per non cercare di fargli cambiare idea."

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