mercoledì, febbraio 08, 2006

Vite Parallele 4

Ovvero: LO SFREGIO ALLA SACRA ICONA



Il 30 settembre 2005 il giornale danese Jyllands-Posten pubblicò 12 vignette caricaturali sulla religione islamica col titolo: "I volti di Maometto". Come segno di solidarietà per le continue proteste di piccoli gruppi mussulmani domiciliati in Danimarca , i cugini norvegesi, giornalisti del "Magazinet", il 10 gennaio 2006 hanno ripublicato le vignette, acuendo così le proteste islamiche.
Sarà la prossimità del Carnevale, ma dal primo febbraio 2006 le varie redazioni giornalistiche europee han tirato fuori il costume da Giovanna d'Arco e, brandendo lo stendardo della libertà d'espressione, hanno ripubblicato le vignette per solidarietà con i colleghi scandinavi.
Soprattutto in quel Nord-Europa dove spesso capita che le chiese vengano demolite perchè non ci son più fedeli che le frequenti, è parso assurdo che cisiano "ancora" persone in grado di protestare pubblicamente per un'offesa del proprio sentimento religioso (che in Occidente, tra tutti i sentimenti è considerato il più intimo e privato).
Immediatamente, al dilagare delle vignette -e delle proteste- il Presidente afgano Hamid Kazai, interprete dei sentimenti nazionali ha affermato che: "ogni insulto al Profeta, la pace sia con lui, è un'insulto ad oltre un miliardo di persone e un'azione come questa non dovrebbe ripetersi".
Il Presidente egiziano Mubarak ha ammonito l'Occidente di non continuare a difendere la legittimità della publicazione delle vignette in nome della libertà d'espressione, perchè "così si darà un'ottima scusa a estremisti e terroristi" che , come puntualmente è avvenuto, avrebbero fomentato l'odio antioccidentale delle masse islamiche.
Il premier turco Erdogan si è prontamente ploclamato scioccato per la pubblicazione delle immagini "blasfeme", sostenendo che questo episodio era un lampante esempio che: "ci dovrebbe essere un limite alla libertà di stampa".
Queste le prime reazioni di alcuni leader politici islamici che in Occidente sono consideati tra i più moderati, i quali, però, si sono ben guardati dallo spiegare ai loro sudditi - pardòn: concittadini- che in regime di democrazia esiste una netta distinzione tra il Pubblico ed il privato; che una cosa è il "reato" commesso da un privato cittadino di uno Stato altra invece la responsabilità politica del Governo dello Stato stesso. Tale dottrina il capo del governo danese, Rasmussen, si è subito prodigato di chiarificare ai Mass Media arabi: il primo Ministro danese s'è dichiarato personalmente dispiaciuto e comprensivo dei sentimenti islamici ma quale capo del Governo non può assumersi alcuna responabilità dei fatti ne tantomeno - Codice di Procedura Penale alla mano- ha alcuna autorità per punire i giornalisti blesfemi.
Il povero Rasmussen è apparso agli interlocutori arabi come un pazzo delirante: che capo del Governo sei se non hai l'autorità sovrana di sbattere in galera chi più ti aggrada e per quale motivo più ti piace?
O peggio, Rasmussen è stato visto dai telespettatori islamici come un presuntuoso crociato - e se qualcuno ha qualche dubbio si guardi la bandiara danese - che nasconde dietro la scusa della Democrazia il suo disprezzo anti-islamico.
Nel frattempo, e nei giorni a seguire, c'è stato un continuo rimbalzare sui Media delle notizie di manifestazioni di protesta nel Vicino e nell'Estremo Oriente sfociate in atti di violenza alle rappresentanze diplomatiche europee e danesi in particolare.
E mentre centinaia di studenti pachistani ed indonesiani urlavano di essere pronti a partire per la guerra santa, si faceva assordante la reticenza dei mussulmani residenti nelle Nazioni democratiche e liberali dell'Europa. A questi ultimi gli intellettuali ed i politici rivolgono l'ammonimento che la libertà di cui godono in Occidente ha un prezzo. La libertà non è gratis! Ed il prezzo da pagare è la tolleranza delle opinioni altrui.


Erano le 14:30 di domenica 29 gennaio quando Simona Ventura conduttrice della trasmissione televisiva "Quelli che il calcio", in onda su raidue, si è collegata con la signora Rosa Berlusconi.
L'anziana signora, ben cotonata, in elegante abito scuro, con una collana di perle, sprofondata in un'enorme poltrona blu ed oro che parla con un pesante accento milanese non è in realtà la novantacinquenne madre di Silvio Berlusconi ma l'attrice comica Lucia Ocone.
Al pari di Max Giusti, Lucia Ocone interagisce nel programma calcistico di Simona Ventura con delle parodie di personsggi famosi, e così, dopo la parodia di Eva Henger, di Madonna e di Anna Moroni ecco che la giovane attrice romana impersona la nonagenaria matriarca della famiglia Berlusconi.

L'idea della parodia non nasce dal nulla ma segue una settimana di articoli giornalistici -molti i faceti- sulle indiscrezioni che vorrebbero "mamma Rosa" lamentare la mancanza di riconoscenza di molti uomini pubblici che devono la loro carriera al suo figliolo Silvio che quando era imprenditore tanto li aveva beneficati.
La signora Rosa esordisce dicenso che in Italia economicamente si stà bene e che lei con la sua pensione minima arriva tranquillamente alla fine del mese.
« Fu mi tus cos! Faccio tutto io! Conto l’argenteria, spolvero il televisore Luigi XVI che mi ha regalato il Paolino... è originale, sa? Vu al mercà a fa’ la spesa... e sto attenta ai prezzi, sa? ». Ironizzando sul fatto che i l presidente del Consiglio ha più volte suggerito alle casalinghe di fare il giro dei mercati per risparmiare, confida Rosa: «L’ortolano el me vureva fa’ pagà un chilo di mele 2 euro... Ué ma schersum ? Sono d’oro? Allora ho fatto il giro dei mercati con l’aereo di mio figlio e in Francia ho trovato le mele a 2 euro al chilo».
Poi si mostra preoccupata per il cumulo di lavoro che pesa sul suo povero Silvio:
«C’ha intorno più servi lui che la Regina Madre, ma alla fine è sempre lui che deve fare tutto! Emilio corri di qui, Paolino gira di là, Vittorio fa minga inscì , ma niente! Alla fine Silvio deve scrivere le notizie, fare i programmi, fare le leggi».

L'esilerante parodia ha fatto infuriare molti berlusconiani di cui s'è fatto interprete il vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, che ha parlato di "satira politica a senso unico che ha fatto un ulteriore salto sul terreno dell’inciviltà" dissacrando il profondo legame madre-figlio, seppur di un personaggio pubblico.

Cicchitto ha ribadito che "mai era avvenuto che fossero presi di mira parenti di leader politici. Tutto ciò non ha nulla a che fare con la satira politica ma solo con la stupidità, un’infinita faziosità e uno straordinario cattivo gusto".
I dirigenti Rai hanno convenuto che sia stata una satira di basso livello quella di Lucia Ocone che ha impunemente ridicolizzato le ambasce di una mamma novantacinquenne per il suo bambino settantenne.
Gli autori del programma di Simona Ventura hanno assicurato che la parodia non sarebbe stata mai più riporoposta.

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