lunedì, marzo 27, 2006

Le quote porpora /7


Nela sua allocuzione ai suoi primi cardinali, Benedetto XVI ha detto:
"Conto su di voi, venerati Fratelli, conto sull’intero Collegio di cui entrate a far parte, per annunciare al mondo che “Deus caritas est”... Conto su di voi, cari Fratelli Cardinali, per far sì che il principio della carità possa irradiarsi e riesca a vivificare la Chiesa in ogni grado della sua gerarchia, in ogni Comunità e Istituto religioso, in ogni iniziativa spirituale, apostolica e di animazione sociale... Conto su di voi perché, grazie all’attenta valorizzazione dei piccoli e dei poveri, la Chiesa offra al mondo in modo incisivo l’annuncio e la sfida della civiltà dell’amore. Tutto questo mi piace vedere simboleggiato nella porpora di cui siete insigniti. Che essa sia veramente simbolo dell’ardente amore cristiano che traspare dalla vostra esistenza."

In parole povere Papa Ratzinger vuole che la fede cristiana non rimanga sui libri liturgici o nei manuali teologici ma che "l'intelligenza della fede" permei il comportamento dei cristiani. Vuole che i vescovi e i preti facciano capire che la morale cattolica non ha per oggetto gli scrupoli del singolo fedele peccatore e che non si è menbri della Chiesa solo quando i cattolici si riunicono per recitare Paternosti e Avemmarie, ma che si insegni ai cristiani che anche quando ci si consorzia per programmare ed attuare opere di beneficienza non stanno facendo qualcosa che è una versione laicizzata dei principi della loro fede ma che: "Le organizzazioni caritative della Chiesa costituiscono (...) un suo opus proprium, un compito a lei congeniale, nel quale essa non collabora collateralmente, ma agisce come soggetto direttamente responsabile, facendo quello che corrisponde alla sua natura."

Questo Benedetto XVI lo ha scritto chiaramente nella seconda parte della sua prima enciclica. Le "opere di carità" non stanno fuori dalla Chiesa, perchè è stata la fede fermamente creduta dai cristiani a muovere la loro azione "caritativa". Lo stesso Giuliano l'Apostata che voleva riportare in auge il Paganesimo cercò di inserire nei culti pagani i principi d'amore per il prossimo e le istituzioni assistenziali viste come il fattore affascinante e trascinante della buffa religione dei "galilei".

A ben vedere lo stesso millenario potere temporale dei papi è nato perchè nella crisi e dissoluzione dell'apparato burocratico dell'Impero Romano solo la rete assistenziale della Sancta Romana Ecclesia poteva garantire la sussistenza dei cittadini della Città Eterna!
Gregorio Magno, per antonomasia papa politico (ritenuto il fondatore dello "Stato pontificio"ante litteram), teneva a pranzo ogni giorno dodici poveri e quando seppe che a Roma un povero era morto di fame diede ordine che per quel giorno, in tutte le chiese della città, non si celebrasse l'eucaristia così come avviene solo il Venerdì Santo: perchè quel giorno in quel povero era morto Cristo stesso. Come si evince da questo esempio paradigmatico, le opere assistenziali della Chiesa non nascono e non sono nate al puro scopo di supplire a ciò che le organizzazioni statali non riescono a fare ma hanno avuto sempre un sostrato "mistico" di cui negli ultimi tempi è stata emblema madre Teresa di Calcutta.
Quando le chiedevano qual'era il progetto sociale alla base della sue opere e le si contestava che le sue suore non facevano nulla di veramente concreto per debellare le cause delgli squilibri economici, rispondeva: "noi lo facciamo per Gesù".

Quindi: "il vero soggetto delle varie Organizzazioni cattoliche che svolgono un servizio di carità è la Chiesa stessa — e ciò a tutti i livelli, iniziando dalle parrocchie, attraverso le Chiese particolari, fino alla Chiesa universale.(...)nelle Chiese particolari, i Vescovi quali successori degli Apostoli portino la prima responsabilità della realizzazione (...)

Il Codice di Diritto Canonico, nei canoni riguardanti il ministero episcopale, non tratta espressamente della carità come di uno specifico ambito dell'attività episcopale, ma parla solo in modo generale del compito del Vescovo, che è quello di coordinare le diverse opere di apostolato nel rispetto della loro propria indole. Recentemente, tuttavia, il Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi ha approfondito più concretamente il dovere della carità come compito intrinseco della Chiesa intera e del Vescovo nella sua Diocesi ed ha sottolineato che l'esercizio della carità è un atto della Chiesa come tale e che, così come il servizio della Parola e dei Sacramenti, fa parte anch'essa dell'essenza della sua missione originaria ."

"Per quanto concerne i collaboratori che svolgono sul piano pratico il lavoro della carità nella Chiesa, l'essenziale è già stato detto: essi non devono ispirarsi alle ideologie del miglioramento del mondo, ma farsi guidare dalla fede che nell'amore diventa operante (cfr Gal 5, 6). Devono essere quindi persone mosse innanzitutto dall'amore di Cristo,(...) Il collaboratore di ogni Organizzazione caritativa cattolica vuole lavorare con la Chiesa e quindi col Vescovo, affinché l'amore di Dio si diffonda nel mondo. Attraverso la sua partecipazione all'esercizio dell'amore della Chiesa, egli vuole essere testimone di Dio e di Cristo e proprio per questo vuole fare del bene agli uomini gratuitamente."
(Deus Charitas est)

Il grande problema contemporaneo per la Chiesa cattolica è che duemila anni di cristianesimo hanno fatto sì che l'uomo occidentale del XXI secolo, abbia laicizzato il comandamento "ama il prossimo tuo come te stesso" e perciò percepisca la filantropia come qualcosa di naturale, istintivo, -si potrebbe dire- "geneticamente" iscritta nei compiti di ogni società civile, anche la più laicamente, o anticlericalmente, lontana dalla fede nel Dio che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito".
Esempio, di quanto possa essere problematica in una società secolarizzata l'azione della Chiesa nel campo sociale, è, negli Stati Uniti, la decisioni prese dal (novello) Cardinale del Titolo di Santa Maria della Vittoria:
L’ARCIVESCOVO DI BOSTON CHIEDE DI SOSPENDERE L’AFFIDAMENTO ALLE COPPIE OMOSESSUALI.


(...)Le gerarchie ecclesiastiche di Boston hanno infatti chiesto alle organizzazioni cattoliche che si occupano di adozioni di sospendere gli affidamenti alle coppie omosessuali, contravvenendo alla legge sul matrimonio omosessuale.
Il governatore dello stato, Mitt Romney, ha annunciato che intende accordare ai cattolici l’esenzione sui gay. Ma Romney è praticamente solo in uno degli stati più all’avanguardia sulle coppie omosessuali. Kerry Healey, braccio destro del governatore, farà di tutto perché non si raggiunga l’accordo con i “romani”. L’iniziativa della diocesi di Boston si sta estendendo a macchia d’olio. Faranno altrettanto i vertici ecclesiastici di San Francisco, capitale dell’omosessualità e città in cui i cattolici hanno stretto patti di ferro con l’amministrazione nei servizi sociali. Qui cinque bambini sono stati dati in adozione a coppie omosessuali.
Nel 2003 il Vaticano aveva definito la vicenda “gravemente immorale”. Anche l’ex arcivescovo di San Francisco, ora Prefetto della congregazione per la Dottrina della
fede, monsignor William Levada, è intervenuto perché “le agenzie cattoliche non
concedano in adozione i bambini alle famiglie omosessuali”.
I social conservatives, che costituiscono la base elettorale dei repubblicani, vogliono organizzare dei referendum sull’adozione, come avvenne per i matrimoni gay durante le presidenziali del 2004. Ma da un punto di vista giuridico, dice Richard Carlson del Texas College, “leggi sulle adozioni basate sulla moralità costituiscono un debole argomento e andranno incontro a una modifica legale”. Le legislazioni sono eterogenee. In Florida sono state bandite le adozioni omosessuali, il Mississippi le consente ai single, Utah, Arkansas, Nebraska e Missouri le hanno bandite del tutto.
Agenzie di ispirazione ebraica e luterana hanno aperto da tempo alle coppie omosessuali.
L’arcivescovo di Boston, Sean O’-Malley,
ha detto che la chiesa si trova di fronte “alla scelta fra la propria fede e la legge dello stato”.
Sette membri della Catholic Charities Board si sono dimessi in disaccordo con O’Malley. A dicembre era stato raggiunto un accordo per continuare con le adozioni agli omosessuali. La vicenda raggiungerà anche lo stato di New York, dove le associazioni cattoliche gestisconometà del welfare.
Secondo Richard Neuhaus, direttore di First Things, mensile cattolico vicino all’amministrazione Bush, “è in gioco la libertà religiosa della chiesa di perseguire una missione in accordo con i suoi insegnamenti”.
(...)Questo mentre Bush ha varato un nuovo finanziamento alle associazioni religiose (157 milioni di dollari). La donazione non è piaciuta alla corrente anti-tasse dei repubblicani, guidata da Grover Norquist. E ai democratici, per i quali i cattolici che beneficiano dei fondi statali non possono opporsi a una legge approvata da un Parlamento.
Le conseguenze economiche potrebbero rivelarsi insostenibili se filantropi e corporazioni decidessero di tagliare i fondi alle Catholic Charities (attualmente di 6,6 milioni di dollari).
La United Way of Massachusetts Bay, che eroga un milione di dollari all’anno alla diocesi di Boston, ha annunciato che l’iniziativa di O’Malley mette a rischio il suo sostegno. Nel 2000 la United chiuse i rubinetti ai Boy Scout quando discriminarono i leader dichiaratamente omosessuali. Ma nemmeno il Massachusetts, lo stato più liberal d’America, può permettersi questa crisi: nel 2005 le organizzazioni cattoliche hanno sfamato 200.000 persone a Boston.
Un anno fa O’Malley aveva provocato un’altra frizione con il sindaco Thomas Menino, rifiutandosi di sedergli accanto perché filoabortista. Lo scontro rientrò. Oggi è più difficile, riguarda il lungo conflitto fra cattolici e secolaristi dentro il fragile equilibrio americano sulla libertà religiosa."
(da un articolo di Giulio Meotti sul Foglio di giovedì 23 marzo 2005)

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