venerdì, aprile 14, 2006

Venerdì Santo [2]


Anima mia, mira il tuo Signore, mira la tua vita che pende da quel legno: Et erit vita tua quasi pendens ante te (Deut. XXVIII, 66). Vedilo come sopra quel patibolo doloroso, appeso a quei crudeli uncini, non trova sito né riposo. Ora s'appoggia sulle mani, ora su i piedi, ma dove s'appoggia cresce lo spasimo. Va egli girando l'addolorato capo ora da una parte, ora da un'altra; se l'abbandona sul petto, le mani col peso vengono a più squarciarsi; se l'abbassa sulle spalle, le spalle vengono trafitte dalle spine; se l'appoggia sulla croce, le spine entrano più addentro alla testa. Ah Gesù mio, e che morte amara è questa che fate!

Redentor mio crocifisso, io vi adoro su questo trono d'ignominie e di pene. Leggo su questa croce scritto che voi siete re: Iesus Nazarenus rex Iudaeorum (Io. XIX, 19). Ma fuori di questo titolo di scherno, qual contrassegno mai voi dimostrate di re? Ah che queste mani inchiodate, questo capo spinoso, questo trono di dolore, queste carni lacerate, vi fan ben conoscere per re, ma re d'amore. Mi accosto dunque umiliato ed intenerito a baciare i vostri sacri piedi trafitti per amor mio, m'abbraccio a questa croce, in cui fatto voi vittima d'amore voleste per me sacrificarvi alla divina giustizia: Factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis (Philip. II, 8).

- O felice ubbidienza che ottenne a noi il perdono de' peccati!
E che ne sarebbe di me, o mio Salvatore, se voi non aveste pagato per me? Vi ringrazio, amor mio, e, per li meriti di questa sublime ubbidienza, vi prego di concedermi la grazia di ubbidire in tutto alla divina volontà. Desidero il paradiso solo per amarvi sempre e con tutte le mie forze.


(S.Alfonso de Liguori; L'Amore delle Anime)

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