lunedì, aprile 03, 2006

visioni private /10



Il 2 aprile 2005, poche ore dopo la morte di Giovanni Paolo II, mentre a Ivan Dragicevic, uno dei veggenti di Medjugorje, gli appariva la Madonna, come gli accade "normalmente" sin dal 24 giugno 1981, quel 2 aprile, alla sinistra della Santa Vergine è apparso anche il Papa Giovanni Paolo II da poco spirato.



Il Papa era sorridente, appariva giovane ed era molto felice. Era vestito di bianco con un mantello dorato. La Madonna si è voltata verso di lui e i due, guardandosi, hanno entrambi sorriso, un sorriso straordinario, meraviglioso. Il Papa continuava estasiato a guardare la Giovane Donna ed ella si è rivolta verso Ivan dicendogli: "il mio caro figlio è con me". Non ha detto nient’altro, ma il suo volto era raggiante come quello del papa che ha continuato a guardare il volto di lei.

Nella storia della mistica non sono poche le testimonianza di coloro che sostengono di aver ricevuto visioni di anime cui Iddio ha concesso di manifestare ai viventi notizia della propria collocazione ultraterrena.
Anche nel caso dei Romani Pontefici, in molte biografie di Santi si racconta che questi ultimi hanno cominciato a pregare per l'anima di un Pontefice appena spirato e che ad un certo punto hanno smesso intimamente certi che l'anima del papa morto avesse raggiunta la gloria del Paradiso.

Un caso ben documentato è quello legato a Papa Pio VI Braschi, incarcerato ed esiliato per volontà di Napoleone, morì in esilio il 29 agosto 1799. Il 17 giugno 1814 - quasi quindici anni dopo la morte! - apparve alla Beata Elisabetta Canori Mora come ella annotò nel suo diario spirituale:
"Mi si presentò il buon pontefice Pio VI. Mi disse che avessi pregato per lui, che era ancora in purgatorio, per diverse mancanze riguardanti il pontificato.
Piena di ammirazione, gli dissi io: «E cosa mai volete da me, anima benedetta, che sono la creatura più vile, più miserabile che abiti la terra? Andate dalle anime spose di Gesù Cristo, che vi ottengano la grazia!».
Riconoscendo me stessa e la mia scelleraggine, mi misi a piangere; il santo Pontefice non restò persuaso alla mia confessione, ma viepiù si raccomandava.
Mossa dunque da una certa compassione, gli domandai cosa voleva che avessi fatto per liberarlo dal purgatorio. «Va’ dal tuo padre», mi disse, «e l’obbedienza ti manifesterà cosa devi fare per ottenermi la grazia. Ti prometto di non abbandonarti mai, e di esserti valevole protettore in Cielo».
Dette le suddette parole, disparve.

Mi porto la mattina seguente 18 giugno 1814 al mio padre [spirituale], gli comunico quanto passava nel mio spirito, gli domandai cosa avevo da fare; il mio confessore mi impose di andare cinque volte a Santa Maria Maggiore a visitare l’altare di Papa Pio V, e pregarlo per la liberazione di questo suo successore, altre cinque volte mi fossi portata alla chiesa di santa Pudenziana, pregando i santi martiri di ottenere la grazia.

Mi porto il suddetto giorno 18 a Santa Maria Maggiore a visitare l’altare del suddetto santo. Si raccolse il mio spirito, fui sopraffatta dallo Spirito del Signore, quando mi avvidi che il Signore prendeva per pura sua carità della compiacenza in me. Lo pregai di liberare il suddetto santo Pontefice dal purgatorio. Si degnò il mio Dio di rimettere a mio arbitrio la liberazione di quest’anima.
La povera anima mia, sopraffattta dallo stupore, per l’esuberanza della grazia: «Mio Dio», disse, «bontà infinita, lasciate che soggetti all’obbedienza la vostra grazia; e, se vi piace, lasciate che il mio padre destini il giorno».

Molto piacque al Signore il mio pensiero, e ad arbitrio del mio direttore fu rimesso il giorno della suddetta liberazione.


La mattina seguente mi porto al mio direttore, gli rendo conto di quanto è passato nel mio spirito. Mi dice il mio padre: «Io vi comando di raccomandarvi al Signore, affinché si degni in questo giorno di liberare quest’anima dal Purgatorio. Badate bene, mi disse, che non passi la notte! Dite al Signore che questa è l’obbedienza che vi corre, che si degni di esaudirvi!».

Mi parto dal confessionario, mi pongo in ginocchioni, piangendo dico: «Gesù mio, avete inteso quanto mi ha imposto il mio padre; per carità, lasciatemi obbedire!».

Fui accertata dal mio Signore, che all’ora di Vespro, questa santa anima avrebbe avuto l’ingresso felice nella patria degli eterni contenti....


Il giorno 19 del suddetto mese, nella santa Comunione, vidi questo santo pontefice davanti al trono augustissimo del sommo Dio.
Rivolta a lui lo pregai di intercedere per noi: «Santo Pontefice, gli dissi, pregate per la santa Chiesa, particolarmente vi sia a cuore la povera città di Roma».
Unisco le mie povere preghiere con le fervide preghiere di questo santo pontefice. Dio ci mostra il suo sdegno giustissimo contro tanti peccati enormissimi che l’offendono, particolarmente ci mostra Roma ingrata, e qual è il castigo preparato per questa ingrata città: dopo molte afflizioni di ogni sorta, è il togliere a questa il grande onore di possedere la Santa Sede.

Oh quante miglia distante da te, o misera città, si sarebbe allontanata la Santa Sede, se le fervide preghiere di questo santo Pontefice non avessero intercesso la grazia!

Rallègrati, dunque, che la Santa Sede non partirà da te; ma non sarai immune dal flagello che Dio è per mandare sopra la terra, per la inosservanza dei suoi comandamenti. Se non mutiamo costumi, guai a noi, guai a noi, guai a noi!

Grandi furono i ringraziamenti che ricevetti da questo santo Pontefice, molte furono le promesse che mi fece di aiutarmi in tutti i miei bisogni....
Mi disse che ringraziato avessi il mio padre, per avergli accelerato il felice ingresso al Paradiso.
Mi promise che in benemerenza della gran carità usata verso di lui, lo avrebbe assistito nel punto della sua morte."
[Diario]

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