venerdì, maggio 12, 2006

Nel nome di Allah, Clemente [Mastella] e Misericordioso

Ovvero: Della regolata divozione de' cristiani



La mattina dell'8 maggio, prima che iniziassero le votazioni per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, Clemente Mastella ha ricevuto la telefonata del vescovo Rino Fisichella, non si sa se nei panni di dotto teologo Rettore della Pontificia Università Lateranense o nella veste di guida spirituale, essendo monsignor Fisichella "cappellano di Montecitorio".
Il leader dell'Udeur ha poi raccontato ai dirigenti del suo partito contenuti e tenore della conversazione con il monsignore: «Mi ha chiesto perché appoggiavo D'Alema, e come mai non puntavo su un cattolico. Io non ci ho visto più, e gli ho risposto che doveva chiamare Casini, dato che alle elezioni avevano fatto votare per lui. Ha insistito, ha detto pure che D'Alema non è battezzato. È sempre in tempo per farsi battezzare, ho chiuso io».


E' grande fonte di consolazione spirituale vedersi rinnovato così pregnantemente il detto di Gesù: "Ti ringrazio, Padre, perchè hai voluto manifestare queste cose ai piccoli e ai semplici e le hai tenute nascoste ai dotti"!
«È sempre in tempo per farsi battezzare».
Il laico, e teologicamente poco acculturato, senatore Mastella ha avuto la capacità di confessare una fede della capacità d'azione dello Spirito Santo, e nella potenza nel'opera della Divina Grazia, non riscontrabile nella mente e nel cuore del dotto teologo di santa romana Chiesa.

Per gli anticlericali questo siparietto, degno dei Fioretti di San Francesco, potrebbe esser indicato quale la prova provata della "intollerabile" interferenza della Chiesa cattolica nelle vicende politiche dello Stato laico, ma un tal ragionare sarebbe come guardare al dito di chi t'indica la luna!

Quel che è avvenuto è la manifestazione eloquente della indipendenza dell'italico politico cattolico dai vaneggiamenti dei prelati. Il Clemente (e pio) Mastella ha mostrato d'aver la naturale intelligenza, l'acume e in quanto battezzato d'esser dotato di ciò che il teologo Fisichella definirebbe "sensum Ecclesiae": una particolare assistenza dello Spirito Santo che aiuta il fedele a discernere ciò che è conforme alla propria fede ed alla morale e ciò non lo è, pur venendo dalla bocca d'un vescovo (che ci si augurerebbe di trovare più sapida).

La "querelle" sulla caratura istituzionale dei post-comunisti è attività che impegna solo -e qui ci vuole- il teatrino della politica italiana. Oltre Tevere si gode di orizzonti assai più vasti dell'orticello di Montecitorio.
Monsignor Rino Fisichella (che è il cappellano di quell'orticello) parrebbe invece essere rimasto al di quà del guado a recitare la parte del don Camillo anti D'Alema-Peppone, mentre "don" Camillo Ruini della mancanza di acqua lustrale sulla capoccia di Massimo D'Alema se n'è sempre fatto, per così dire, un baffo.

Anni or sono, Petruccioli pensando al moschettiere elegante e cinico "battezzo" Massimo D'Alema 'Aramis', ma forse ciò non basta per monsignor Fisichella.

Per le gerarchie cattoliche il fatto che D'Alema non sia battezzato, è irrilevante. Il suo nome non era gradito per motivazioni assai laicamente condivise da ogni schieramento politico. Dovendo il Presidente della Repubblica italiana essere il supremo rappresentate, e garante, di tutti gli italiani non può essere al contempo il vero leader militante della coalizione che ha vinto, di stretta misura, le elezioni politiche. Tant'è che l'Osservatore Romano ha tessuto le lodi della "statura istituzionale" di Giorgio Napolitano, politico di antica ed indubbia fede comunista ( e sulla cui autenticità del suo atto di battesimo non farei molto affidamento).

Se io fossi "Clemente" -ma non lo sono per ninte- avrei ricordato al vescovo Fisichella che in Italia un non battezzato al potere c'è già stato: proprio Massimo D'Alema. Poichè essendo l'Italia un regime non presidenzialista ma parlamentare, il "potere" è esercitato dal Presidente del Consiglio.
Perciò l'infedele Massimo d'Alema: ateo, agnostico (ed un pò ossequioso verso l'Opus Dei, il che non guasta), è stato già ampiamente "battezzato" nelle acque quirinali dal democristiano Presidente della Repubblica Scalfaro (che sempre si gloriò durante il proprio settennato nel portare sul bavero della giacca la spilletta d'aderente all'Azione Cattolica), essenso "padrino" di quell'operazione politica l' altro democristiano Francesco Cossiga che quand'era Presidente della Repubblica amava invitare a "colazione" il cardinale Ratzinger per disquisire di teologia.
Ed il Presidente (del Consiglio) D'Alema poco dopo,nel gennaio del 1999, ricevette anche la "confermazione" da Giovanni Paolo II, il quale essenso abituato a dare udienza a cani e porci fu ben lieto di ricevere la famigliola D'Alema.
Giovanni Paolo II lodò che l'infedele Primo Ministro D'Alema avesse chiamato il proprio figlio: Francesco. "Nome italianissimo" commentò il santo pontefice.

Mi chiedo: dov'era all'epoca monsignor Fisichella?
Non certo a scrivere un trattato sulla Predestinazione.

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