domenica, giugno 04, 2006

Historia Ecclesiastica Anglorum

Come mirabilmente avvenne che, ai primordi del secolo XXI,
Taylor Marshall: prelato anglicano, nonchè famoso blogger; insieme alla moglie e ai figli; abiurata l'eresia, piamente si sottomettesse alla Santa Madre Chiesa Cattolica Romana:


Ovvero: "My Canterbury Trail to Rome"


«I was not always drawn to the Catholic Church. I once resisted it with great force. As a college student I believed that Pope John Paul II was the Antichrist and that the Catholic Church was the Scarlet Whore of Babylon described by St John in the Apocalypse...

Why would a man in his right mind want to become a Catholic?!
Fundamentally, I am a Catholic because I believe with all my heart that the Church is the Body of Christ. The Church is not the invisible Soul of Christ. There is no such thing as "an invisible Church," because the Church is defined as "the Body" which is a visible empirical reality.»
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«Avevo iniziato il mio Essay on the Development of Doctrine ai primi del 1845, e ci lavorai intensamente per tutto l'anno, fino ad ottobre. Mentre procedevo, i dubbi mi si chiarirono, tanto che cessai di parlare di "cattolici romani" e li chiamai arditamente "cattolici" e basta. Prima di giungere al termine dell'opera decisi di entrare nella Chiesa cattolica e il libro è rimasto nelle condizioni di allora, cioè incompiuto»
«L'8 ottobre 1845 scrissi a molti miei amici la seguente lettera.
"...Aspetto staserapadre Domenico, dei Passionisti...
Io lo vidi per qualche minuto il giorno di San Giovanni Battista dell'anno scorso. E' un uomo semplice e pio; dotato di notevoli qualità. Non conosce le mie intenzioni, ma io intendo chiedergli di essere accolto nell'unico ovile di Cristo...
P.S. Questa lettera non partirà finchè non sarà tutto fatto. Naturalmente non aspetto risposta.»

«Dal momento in cui divenni cattolico, naturalmente non ho più da narrare una storia delle mie opinioni religiose. Con questo non intendo dire che la mia mente sia rimasta in ozio o che io abbia smesso di meditare su argomenti teologici; ma non ho più avutovariazioni da registrare; più nessuna anzia del cuore.
Ho goduto una perfetta pace e tranquiliità; non mi è venuto più un sol dubbio. Al momento della conversione non mi rendevo conto io stesso del cambiamento intellettuale e morale operato nella mia mnte. Non mi pareva di avere una fede più salda nelle verità fondamentali della rivelazione, nè una maggior padronanza di me; il mio fervore non era cresciuto; ma avevo l'impressione di entrare in un porto dopo una traversata agitata; per questo la mia felicità, da allora ad oggi; è rimasta inalterata.

Non ebbi difficoltà ad accettare gli articoli di fede che non sono inclusi nel credo anglicano. In alcuni credevo già; e nessuno rappresentò per me un problema. Al mio ingresso nella Chiesa cattolica li accettai con la massima facilità e con la stessa facilità li professo ora.
Naturalmente mi guardo bene dall'affermare che ogni articolo del credo cristiano, sia nell'interpretazione cattolica che in quella protestante, non sia irto di difficoltà; è la pura verità che io per primo non so rispondere a queste difficoltà. Molte persone sentono moltissimo la difficoltà della religione; le sento anch'io come loro, ma non sono mai riuscito a capire che rapporto ci sia tra il fatto di percepirle anche in grado molto acuto e moltiplicandole a dismisura e quello di dubitare delle dottrine a cui sono connesse. Diecimila difficoltà, secondo me, non costituiscono un solo dubbio; difficoltà e dubbi sono incommensurabili tra loro.

Naturalmente possono esserci difficoltà che riguardano l'evidenza, ma io parlo di difficoltà insite nelle dottrine stesse, o nelle loro relazioni reciproche. A un uomo può dispiacere che non riesca a risolvere un problema di matematica, di cui gli è stata o non gli è stata data la risposta, ma non per questo dubita che il problema ammetta una risposta e che una particolare e determinata risposta sia quella vera.
Fra tutte le verità di fede, per quel che mi risulta, la più irta di difficoltà è l'esistenza di Dio: eppure è anche quella che si impone con più facilità alla nostra mente.
Si dice che la dottrina della transustanziazione sia difficile a credere.
Io non credevo a questa dottrina prima di farmi cattolico. Non ebbi nessuna difficoltà a credervi non appena credetti che la chiesa cattolica romana è l'oracolo di Dio.»

«Ho detto in una pagina precedente che al momento della conversione non mi accorsi che fosse avvenuto in me nessun cambiamento di opinione o di sentimento nel campo dottrinale; ma non posso dire altrettanto nel campo pratico, e per quanto mi dispiaccia di contrariare le anime pie anglicane, debbo confessare che mi sento molto cambiato nel modo di valutare la Chiesa d'Inghilterra. Non saprei dire quando, ma certamente molto presto, fui preso da uno sconfinato stupore per aver potuto un tempo pensare che essa facesse parte della Chiesa cattolica...
Immagino che il motivo principale fosse il contrasto che mi si presentava nella Chiesa cattolica. Qui scorsi subito una realtà che per me era assolutamente nuova. Mi resi conto che non stavo più costruendomi una chiesa con uno sforzo del pensiero; non occorreva che facessi un atto di fede nella sua esistenza; non dovevo più costringermi ad una posizione forzata. Il mio pensiero ritrovava distensione e serenità; ed io guardavo la Chiesa quasi passivamente, come una grande realtà oggettiva.
La guardavo: riti , cerimonie, precetti; e dicevo: "Questa si che è una religione"; e allora, quando riandavo col pensiero a quella povra Chiesa anglicana per la quale mi ero tanto affaticato, e ripensavo atutto quello che la riguardava, e ai vari tentativi di abbellirla dal punto di vista dottrinario ed estetico, essa mi sembrava assolutamente inesistente.
Vanità di vanità e tutto è vanità! Come posso scrivere quello che si svolgeva dentro di me, senza apparire volutamente satirico?
Eppure parlo sinceramente e seriamente...

Parlo della Chiesa anglicana senz'ombra di disprezzo, anche se a loro sembro sprezzante. Per loro, ovviamente, è un caso di aut Caesar aut nullus, ma per me no.
La Chiesa anglicana può essere una grande opera, anche se non è opera divina; e umanamente io la condidero grande. Quelli che non ammettono più il diritto divino dei re sarebbero molto indignati se per questo venissero considerati cattivi cittadini. Analogamente io vedo nella Chiesa anglicana una venerabile istituzione, ricca di illustri ricordi storici, un monumento di antica saggezza, un formidabile strumento di potenza politica, un grande organismo nazionale, fonte di grandi vantaggi per il popolo, e fino ad un certo punto, testimone e maestra di verità religiose. E credo che, da un'equa valutazione complessiva di quanto ho scritto in proposito dopo la mia conversione al cattolicesimo, apparirà chiaro che io non l'ho mai considerata in una luce diversa; con la conversione mi è invece sparita dalla mente, e ci vorebbe quasi un miracolo per farcela tornare, l'idea che la Chiesa anglicana sia qualcosa di sacro, che sia un oracolo della dottrina rivelata.»

[Venerabile John Henry Cardinal Newman;
APOPOGIA PRO VITA SUA]

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