giovedì, agosto 31, 2006

De bestiis ed aliis rebus

Sive: Vicit leo de tribu Iudae, fugite partes adverse!



Alle ore 9:45 del 27 agosto dell'anno Domini 2006 la principessa Lavinia Borromeo ha partorito il suo maschio primogenito; il peso dell'erede della dinastia Agnelli era di 3 kili e 300 grammi.

Il primogenito del trentenne John Elkann, vicepresidente della Fiat e nipote del fu "Avvocato" Agnelli, ha visto la luce nella città di Torino una domenica mattina, cioè molto opportunamente nel "giorno del Signore" e in un ospedale di quella metropoli cisalpina della quale la famiglia Agnelli, e quella Fiat di cui il piccolo Elkann è destinato ad essere un dirigente, ne hanno indirizzato i moderni destini.

Il novello genitore John Elkann detto "Jaki" ha imposto al figlio il nome "Leone".
Ha imposto al pargolo anche di tifare per la Juventus: "è nato uno juventino in più" ha infatti esclamato presentandosi al cospetto dei giornaliti, vestito con "nu ginze e na maglietta" così come si trovava per casa quando alle 8 del mattino Lavinia Borromeo è stata colta dalle doglie e il dirigente Fiat, alla guida di una Panda blù ha condotto la nobile consorte, giammai presso una lussuosa clinica privata ma, all'ospedale Sant'Anna. "HUMILITAS" è lo stemma dei Borromeo.

Del resto anche l'"Avvocato" per la propria estrema malattia aveva scelto il ricovero presso l'ospedale delle Molinette. Ed ecco che con tanti piccoli e costanti segni, la dinastia Agnelli si mostra compartecipe delle vicissitudini dei propri concittadini torinesi! Vanno in giro con una comune Panda(magari pure vecchio modello!) quando potrebbero fare tranquillamente sfoggio di una Ferrari, e scelgono sovranamente di affidare la nacita dell'erede "al soglio" ad un ospedale pubblico allo stesso modo dell'operaio della Fiat che non ha la possibilità economica per scegliere.
E' evidente che lo stile "Agnelli" produca nel comune torinese una iniezione di fiducia sullo stato di buon goveno della città della Mole che non sortirebbe nessuna campagna pubblicitaria sponsorizzata dell'amministrazione comunale; e questo i pubblici amministratori lo sanno bene e perciò si prostrano deferenti al bacio della sacra pantofola. Perciò tutti a cantare "Osanna" e "Gloria" intorno alla culla del giovane Leone!

La mattina del 27 agosto è sorto il pronosticato un nuovo astro della Fiat e tra i primi accorsi a vedere il Leone che tutti si augurano "rampante" ecco i parenti della madre, discendenti dei santi pastori ambrosiani unitamente agli Agnelli torinesi con in testa la matriarca Marella Caracciolo.

Tra il plauso generale rimane un certa perplessità sulla scelta del nome. Un nome per niente ricorrente nelle due genealogie familiari.
Probabilmente si è voluto proteggere il nuovo venuto dall'omonimia di avi troppo ingombranti.
Ma perchè proprio Leone?
Perchè il nome di una fiera selvaggia?
Se volevano ingraziarsi il Fato scegliendo per il piccolo un nome da dominatore, perchè non nomarlo: "Can Grande" Elkann o "Mastino" Elkann come celeberrimi condottieri medievali?
Perchè non "Lupo" oppure "Orso" (magari ingentilito legandolo al nome "Maria"?
Forse che affidare il futuro degli Agnelli ad un Lupo o ad un Orso è parso come voler sfidare il destino beffardo? E poi il solo pensiero dei titoli dei giornali il giorno che il pargolo divenuto "garzongello scherzoso" fosse andato ad una festa mondana, come ad una partita della Juve o ad una corsa automobilistica con lo zio paterno! Il duo "Lupo e Lapo" non si può proprio digerire!

Ma anche il Leone è bestia feroce che può far fare una brutta fine ad ogni specie di ovini.
Epperò -risponderebbe il Savio- il leone non è un animale al pari degli altri: esso ne è il re!

Tra le "virtù" che i bestiari medievali attribuiscono al leone vi è appunto l'indole della regalità. Il leone, infatti, si arrabbia solo se viene ferito, solitamente ha un'indole magnanime poichè attacca ed uccide solo se è molto affamato. Perciò "Gli uomini dotati di ragione debbono seguire questo esempio. Irritardi solo se vengono feriti, denza opprimere gli innocenti quando la legge cristiana dice loro di lasciarli liberi". Gli uomini potenti prendano nota.



Il Leone è anche il simbolo della tribù di Giuda, da cui discende Davide, re di Israele, ed è perc iò anche il simbolo messianico poichè il Messia atteso dal popolo ebraico è quel "Figlio di Davide" che viene nel mondo allo scopo di insaurare il regno della pace e della giustizia universale. Canta infatti il profeta Isaia:
"Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.

La vacca e l'orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue
" (Is 11,6-7)


Ed ecco perciò che per mezzo del sangue ebraico di Jaki e del sangue dei Borromeo, lo stesso sangue di un santo della Controriforma, fusi insieme nel frutto del loro amore - Dio è amore!- hanno realizzato la paradisiaca profezia di un "Leone" che pascola insieme agli "Agnelli"!

Il nome Leone è beneaugurante anche in quanto il leone è simbolo di Gesù Cristo, poichè i cristiani hanno riconosciuto proprio in Gesù di Nazaret il messia atteso. Scrive l'autore dell'Apocalisse: Uno dei vegliardi mi disse: "Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli".

Sapendo questo non costituisce meraviglia che Leone è nome spesso usato da imperatori bizantini così come da ben 13 sommi pontefici romani, il tredicesimo dei quali, pur avendo avuto un pontificato lungo e zeppo di benemerenze, è universalmente noto per l'enciclica "Rerum Novarum" con cui per la prima volta dopo la rivoluzione industriale, La Chiesa cattolica ha principiato a dichiararsi in favore delle masse operaie ed a tracciare una dottrina sociale che cercasse di incarnare i valori evangelici pur nei meccanismi della moderna economia industriale.

Tra i parenti attesi dai giornalisti che stanziavano fuori dall'ospedale Sant?Anna di Torino non vi era però Lapo Elkann, fratello minore di Jaki e zio del "Leoncello".
Jaki, sempre benevolo, ha confidato ai giornalisti in attesa che era inutile che si attardassero oltre: Lapo in quel momento si trovava dall'altra parte del globo terraqueo. E' infatti arcinota la brama di sempre nuove esperienze mondane di cui si diletta Lapo Elkann.
"Rerum novarum cupiditas" avrebbe sentenziato il tredicesimo Leone.

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