giovedì, novembre 16, 2006

visioni private /13

Ovvero: La difesa delle sacre immagini



Nel programma televisivo "Confronti" di venerdì 10 novembre, mentre il presentatore Gigi Moncalvo elogiava l'imitazione del papa da parte di Maurizio Crozza, la giornalista Maria Giovanna Maglie ha assicurato che papa Ratzinger non aveva mai visto la sullodata parodia. Anzi, non sapeva nemmeno dell'esistenza di una parodia. I fidi collaboratori forse per paura che se ne dispiacesse non lo hanno mai avvisato. La notizia proveniva da una "fonte sicura" affermava la Maglie.
E dato che è ben difficile che il sedici volte Benedetto alle ore 23 e seguenti si metta davanti al televisore avrebbe anche potuto a lungo pontificare senza che la nuova raggiungesse le sacre stanze. Il pontefice "ccioiosamente" regnante penso che la sera vada a dormire presto e comunque se fosse affetto da insonnia si andrebbe a vedere "la LXX" e non certo "La7".
A meno che non gli abbiano presentato una copia censurata, la mattima di sabato 11 novembre il sedici volte Benedetto, sfogliando l'Avvenire, ha dissipato la sua ignoranza al riguardo, leggendo un indignato editoriale a firma Giuseppe Della Torre in cui si stigmatizzava -nessun altro termine parmi più acconcio- Maurizio Crozza e la sua caustica parodia pontificia additandola quale quintessenza del trash televisivo italico.



Personalmente protesto d'esser rammaricato, anzi: "molto rammaricato" perche sempre più m'accorgo che -nonostante i discorsi ratisbonensi- la sensibilità religiosa che va per la maggiore in Europa è quella islamica!

Trovo nelle lamentazioni dei cattolicissimi giornalisti dell'Avvenire il sintomo di una sottile quanto perversa infatuazione cattolica per il "sacro zelo" dimostrato di fedeli islamici.
Le miti "pecorelle" di Gesù "Buon pastore" provano una incoffessabile invidia pe la capacità di manifestare in modo organizzato -e perseverante!- il sacro sdegno per ogni seppur microscopica offesa della Divina Maestà.
E' umanamente comprensibile che di fronte ad interi popoli che si sollevano unicamente "A Maggior Glori a di Dio", qualcuno possa anche provare una -se così si può dire- "santa" invidia.
Epperò i manuali di teologia avvisano che l'invidia spirituale è la più grave declinazione del -di per se capitale!- vizio dell'invidia! Attenzione, perciò, a quei cristiani che ardono dal desiderio di imitare i mussulmani nella esuberanza dei loro esercizi di "timor di Dio"; e, al contempo, sempre i medesimi cristiani, rimpiagono una tramontata età dell'oro -mai esistita in verità- in cui tutti i cattolici ad un cenno del "bianco padre", come un sol uomo si predisponevano a guisa di "un esercito all'altare".

Non meravigli pertanto che se si guarda alle biografie di tanti italiani convertiti all'islam, si troveranno degli ex militanti delusi dal variegato associazionismo cattolico.
Di fronte ad una società contemporaneo che si agita come bestia senza ragione si vede nella rigidità e disciplina bimillenaria della Chiesa cattolica lo strimento efficace per "marchiare a fuoco" un Mondo bizziso. Poi la inevitabile, cogente, delusione. Chiunque in nome dei santi insegnamenti di Cristo e della Chiesa vorrà edificare il "Regno di Dio" sulla Terra -non importa se fascista o democratico, liberista o comunista- si troverà ben presto nemica la Chiesa poiche quel cristiano non ha compreso che quel Regno di Dio -annunziato da Cristo- sulla Terra c'è già: ed e la Chiesa stessa.
Nell'islam c'è un unico "jihad"; c'è un unico "sforzo" per edificare il "Regno di Dio" senza sottili distinguo teologici tra le realtà temporali e quelle spirituali. Se poi andiamo a guardare attentamente, il "paradiso in terra" sognato degli islamici e un regno modellato per tribù arabe dell'VIII secolo.
Mettendosi in simbiosi con il Corano si vuol entrare in una dimensione metatemporale che renda il muslim del XXI secolo contemporaneo di Maometto. Da questo lo "sforzo"-in un certo modo ascetico- di abbigliarsi anche nella metropoli occidentale come un cammelliere beduino e, le donne, ammantarsi da capo a piedi come le mogli di quegli antichi beduini medievali (per non far filtrare le finissime polveri dell'immoralità del desero spirituale dell'Occidente).


Il Cristianesimo ha plasmato la civiltà occidentale e ne difende pertanto la bontà di tanti sforzi di penetrazione nel secolo ma non accetta di essere identificato con la sola realtà culturale.
Pio XI condannò l'Action Francaise poichè identificava la fedeltà alla Chiesa Cattolica con la necessità di ritornare alla situazione politica precedente la Rivoluzione Francese (e Papa Ratti non era certo noto per le sue simpatie democratiche!).
Nonostante la sua graniticità dottrinaria, perciò, la Chiesa cattolica non è "dura e pura" come certuni vorrebbero.
(L'islam oltre a presentarsi come una fede senza se e senza ma-e senza troppi convegni-, propone uno stile di preghiera, umile, contrito e ordinato, e anche la più negletta moschea offre uno spettacolo assai più devoto di qualsiasi mega-raduno di papaboys in Piazza san Pietro).

LA STORIA DELL'ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO è completamente diversa a quella islamica.

Già la prima comunità di credenti in Gesù, tutti ebrei -come fedele alla tradizione ebraico era stato Gesù stesso!- ha capito che i convertiti provenienti dal paganesimo non dovevano giudaizzarsi per essere considerati "veri" cristiani.
L'evangelizzazione dell'impero romano venne fatta scendendo sul terreno culturale ellenistico. I cristiani hanno annunciato il vangelo anche per mezzo dela filosofia dei greci e del diritto dei romani, ben lontani quindi dall'arroccarsi alla sola esegesi rabbinica della Bibbia! "Conciliare Atene e Gerusalemme": come si suol dire (mentre a me pare che gli islamisti sognano un mondo che assomigli alla periferia della Mecca).

Le differenti impostazioni teologiche non passano sopra le teste della gente, la penetra e, anche non cosciamente, la permea. La teologia crea mentalità, indirizza le sensibilità, è l'autentica fonte della cultura : è questo che intendeva dire Benedetto XVI a Ratisbona!

Se noi possiamo recarci impunemente in una edicola per acquistare un calendario con le donnine nude lo dobbiamo a quei santi monaci che nel IX secolo pur di dipingere le icone della Madre di Dio erano disposti a correre il rischio di avere le mani mozzate dagli iconoclasti!
Certo, se lo chiedete a don Georg (il segretario del papa) vi risponderà che comprare i calendari con le donne nude è peccato mortale e che questa vergogna dovrebbe finire etc, etc. Ma questo non toglie che, in ultima istanza, la nostra scristianizzata "società dell'immagine" ha avuto origine grazie al secondo concilio di Nicea dell'anno 787 che dichiarava lecita la raffigurazione degli angeli e dei santi e dello stesso Dio!

La società dell'immagine non è stata creata dallo star-sistem holliwoodiano. Se la massima autorità della cristianità viene eletta in uno stanzone le cui quattro pareti sono completamente piene di migliaia di immagini dipinte un motivo ci sarà!

Gli occidentali hanno una bimillenaria prossimità con l'immagine; hanno grandissima familiarità nel rapportarsi con la raffigurazione della realtà. L'uomo occidentale è riuscito persino a raffigurare plasticamente dei misteri della fede, cioè realtà eminentemente spirituali, quali la Trinità, lo Spirito Santo o l'Immacolata Concezione.

Mi rendo conto che l'introduzione ha preso il sopravvento e vengo al punto.


L'uomo occidentale sa "usare" l'immagine ed è anche molto smaliziato rispetto ai tempi della lanterna magica. A questo va aggiunta una secolare spirito anticlericale -anch'esso nato in un regime di cristianità- che ha reso un dato di fatto incontestabile la possibilità -se non sempre la libertà- di fare dell'ironia su Dio -il Dio cristiano!- e sui preti.

Nell'Italia del XXI secolo la soglia di ciò che è blasfemo si è molto abbassata, prova ne è il fatto che coloro che hanno deprecato la parodia di Crozza lo hanno fatto in nome della difesa del "buon gusto" e NON del "buon costume".
Ciò per cui molto mi rammarico con Boffo (direttore di Avvenire), o chi per esso, è per l'equazione tra il trash televisivo e lo "scherzare con i santi".
Ciò lo evinco dal fatto che quale insuperabile campione del trash viene additata non la trasmissione Crozza-Italia nel suo complesso ma la sola parodia di Benedetto XVI. Forse che ai pii editorialisti dell'Avvenire i siparietti di Crozza ed Elio (delle Storie Tese) paiono assai più spiritualmente edificanti?

Queste lamentazioni sono anche poco "furbe" perchè si da immediatamente la stura a quei nostri agnostici materialisti all'acqua di rose che non vedono l'ora di affermare che i cattolici sono molto più intolleranti degli islamici.

Non contenti di "stigmatizare" Maurizio Croza si è ritenuto opportuno formare una "triade maledetta" con Fiorello e Litizzetto.
Dino Boffo ha sostenuto che l'Avvenire si è fatto carico del "grido di dolore che da più parti d'Italia si eleva" a causa della cativeria con cui si scherniscono le figure religiose care al popolo italiano.
Ora, con tutta la buona volonta, dire che Ruini è personalità assai cara al popolo italiano è arduo: sarà pur assai stimato ma l'amore è un'altra cosa.
Che poi, dopo due anni all'Avvenire ci si è accorti che ogni domenica sera alle ore ventuno Luciana Litizzetto inbastiva dei dialoghi immaginari con "Eminenz", come commentarlo?

Il segretario del papa, poi, è fonte di benevola curiosità e delle ironie salottiere degli italiani nella quale si inscrive la parodia fatta da Fiorello alla radio.
Sostenere che si sia voluto dar voce alle doglianze del santo padre che, a motivo la sua alta missione, non poteva difendersi: è falso, per il semplice fatto che non essendo a conoscenza della cosa non aveva alcuna possibilità di angustiarsene.
Neanche don Georg, interpellato a riguardo da una giornalista che si è camuffata da pia fedele indignata, ha dato segno di aver saputo prima d'allora di quelle parodie.

Forse l'unica cosa buona di questa triste pantomima clericale è stata quella di far sintonizzare su La7 il sedici volte e vieppiù Benedetto per assistere allo spettacolo di un papa che in Vaticano deve fare tutto lui, che ha difficoltà nell'approcciarsi con le folle, ma alcontempo ha un vero desiderio di comunicare con la gente. Di un papa che non capisce perchè i cardinali gli sconsigliano di fare pubblicamente delle costatazioni che a lui invece paiono lapalissiane. E potrà magari anche sorridere al pensiero che alle volte la realtà supera la fantasia.

1 commento:

Duque de Gandìa ha detto...

Grazie per il link: mi sarebbe piaciuto -per ovvie ragioni sentimentali- titolare il post "Vitti 'na Crozza".Non ci ho pensato...
Rammaricato:D