giovedì, febbraio 22, 2007

L'aringa rosa /5


Mi rendo ben conto - e ne chiedo venia- che "In festo Cathedra Beati Petri Apostoli" bisognerebbe rivolgere elevati pensieri all'eccelso trono papale e non rivolgere lo sguardo allo scranno dell'italico Presidente del Consiglio dei Ministri, sede vacante dopo che, per il voto avverso del Senato della Repubblica, Romano Prodi nel vespero del 21 febbraio ha formalmente rassegnato le dimissioni nelle mani del capo dello Stato.

La mozione in appoggio alla politica estera del Governo è stata battuta poiché essendo la maggioranza assai risicata, e che inoltre il fatto che due senatori di Rifondazione Comunista abbiano disertato il voto o che per esempio Oscar Luigi Scalfaro stesse male, ha inesorabilmente pregiudicato il risultato.
Epperò il fatto che la maggioranza è mancata per l'astensione del senatore a vita Giulio Andreotti, astensione che in Senato è conteggiata come voto contrario, ha fatto nascere nelle menti dei lettori del Codice da Vinci il sospetto che il pio Giulio, dopo esser presumibilmente andato la mattina a ricevere le sacre ceneri nella sua parrocchia di San Giovanni dei Fiorentini, abbia deciso di attuare il suo primo fioretto quaresimale e di far fare penitenza al Governo Prodi per le recenti irose e volgari reazioni contro i sacri pastori della Chiesa e vieppiù contro il sommo magistero della cattedra romana.

Ovviamente questa è bassa e volgare dietrologia, poiché prima o poi doveva succedere che qualche onorevole perdesse il treno e che qualche novantenne senatore a vita si ammalasse (o magari morisse) e perciò la maggioranza al senato sarebbe presto o tardi mancata. Il dato rilevante è che in questa occasione la maggioranza traballante faceva affidamento proprio sul voto favorevole di Andreotti (dopo che anche Cossiga è arrivato in Senato iroso per il doppiogiochismo dei partiti della maggioranza nel caso dell'allargamento della base americana di Vicenza).

Il peccato che Prodi ha dovuto espiare è stato proprio quello di contare ciecamente sul voto favorevole di Andreotti.
Glielo aveva anche detto chiaramente giorni or sono quando divampava la polemica sui "DiCo": che memori della Commedia dantesca a seguire i sodomiti si finiva all'Inferno!

L'onorevole Grillini aveva risposto che i sodomiti vanno anche in Paradiso poiché Dante li pone anche in una delle sette balze del monte del Purgatorio, perciò, prima o poi, verranno anch'essi assunti nell'Empireo.

A conti fatti credo che il senatore Andreotti, mentre rilasciava quella dichiarazione indirizzata esplicitamente a Prodi, non ignorasse affatto la seconda cantica della Divina Commedia, ma stesse invece vaticinando il possibile finale di una "commedia all'italiana".

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