sabato, maggio 26, 2007

dei Sepolcri, XVI

In occasione delle celebrazioni per il Quarto Centenario della morte del venerabile cardinale Cesare Baronio , la Confederazione internazionale della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri (poichè ogni "casa oratoriana" è autonoma ed indipendente dall'altra) ne ha ufficialmente e solennemente reintrodotto la Causa Canonizzazione. Ragion per cui, preceduta da una “Giornata di preghiera pro Beatificatione”, in data 20 aprile 2007 si è proceduto alla riesumazione dei resti mortali per una solenne ricognizione: "ad iniziativa della Postulazione della Causa e con il consenso del Vicariato di Roma, della Congregazione per le Cause dei Santi e della Congregazione dell’Oratorio Romano.

L’atto si è compiuto (...)nella cripta sotto il presbiterio di S. Maria in Vallicella e nella cappella “interna” di S. Filippo Neri, alla presenza del Rev.mo mons. Gianfranco Bella, Protonotario Apostolico, a ciò delegato dall’Em.mo Sig. Card. Camillo Ruini, Vicario di Sua Santità per l’Urbe, del Rev.mo mons. Giuseppe D’Alonzo, Promotore di Giustizia, del Cav. Dr. Giuseppe Gobbi, Cancelliere, del dr. Nazareno Gabrielli, perito anatomico.


Aperta la cassa di piombo nella quale nel 1694 i resti venerati del Servo di Dio erano stati collocati in occasione della prima ricognizione, si è trovata la cassetta metallica sigillata che li contiene dal 1960 quando vi furono posti a seguito di un’altra ricognizione effettuata per sistemare le sepolture custodite nel sepolcreto dei Padri (...) Venerando con commozione le Reliquie del Ven. Baronio, il Procuratore Generale vi ha deposto, come omaggio di tutta la Famiglia Oratoriana, una croce d’argento ed ha voluto che la piccola urna, nel trasporto alla cappella interna di S. Filippo, sostasse qualche istante presso l’urna preziosa del Santo Padre dove su tutta la Famiglia Oratoriana è stata invocata l’intercessione di S. Filippo Neri e del suo grande discepolo e primo successore."


"Nell’imminenza della solennità di S. Filippo Neri, si sono concluse le operazioni della ricognizione canonica delle Reliquie del Ven. Card. Cesare Baronio.
Il Protonotario apostolico mons. Bella ha posto i sigilli sulla nuova urna che le racchiude e con una semplice ma partecipata cerimonia essa è stata trasportata nella Cappella Spada della chiesa di S. Maria in Vallicella. Hanno presenziato al rito il Procuratore Generale, il Postulatore della Causa di Beatificazione, alcuni confratelli dell’Oratorio di Roma ed una rappresentanza di fedeli.
Gli umili resti del Venerabile discepolo di S. Filippo Neri, adeguatamente ricomposti ed avvolti, per una migliore conservazione, in tela di lino"
fino al 30 giugno 2007, giornata centenario della morte del venerabile, sono state esposte alla venerazione dei fedeli nella Chiesa Nuova dentro la cappella di San Carlo Borromeo meglio nota come Cappella Spada.


Come denota il loro pessimo stato di conservazione, i resti mortali del venerabile Cesare Baronio nei secoli hanno subito notevoli danni dovuti al cattive condizioni della cripta della Chiesa Nuova: uno spazio cui si accede attraverso una piccola porta sulla destra dell'altare maggiore ed una stretta e ripida scala dalla quale si entra in due locali che si trovano sotto al presbiterio e sotto la cupola.
Lo stato di degrado della cripta è testimoniato da un articolo a firma Locatelli tratto dal mensile "San Filippo Neri - S. Maria in Vallicella - Chiesa Nuova" n.6 del giugno 1923: "...In breve accendiamo delle candele e ci mettiamo per la rapida scaletta che da accesso ad un breve corridoio. Il mistero ci rende per un momento sospetti: varchiamo il regno silenzioso della morte, ma nessun sentore ce ne dà la terribile presenza. C'è solo dell'umidità che gocciola dai muri e buio greve da catacomba.
Adesso scendiamo pochi gradi e ci troviamo in una cella abbastanza grande con due fornici laterali. Quando abbiamo fatto un po' di abitudine con l'oscurità, rotta dalla scialba zona di luce dei cieli, ci si presenta alla vista uno spettacolo che ha del macabro e del pietoso al tempo stesso. Sotto ai nostri piedi scricchiolano fradici rottami di legni e detriti di ossa, sparsi ovunque in terra e a torno su di un muretto di riporto, in fondo a cui è un rozzo altare, ove furono deposte le fragili casse oggi un ammasso di cose informi (...). Con tutto questo i morti, visti così, non fanno terrore: fanno riflettere, questo sì, alla verità del motto Hic pulvis, cinis et nihil. E' uno specchio - possiamo dire - tetro magari, in cui ciascuno di noi può vedersi riflesso, non per cagione di avvilimento, ma per sentirsi cantare nello spirito un'altra sublime verità, che anche divina promessa: Non omnis moriar.
Ecco dei sarcofagi: sono di grosse lamine di piombo, con sul coperchio - vanità delle vanità - leggiadri stemmi gentilizi di nomi incisi su delle targhette con la data della nascita e della morte (...). Notiamo due sarcofagi più piccoli degli altri: chiniamo la candela per leggere: Ossa Caesaris Card. Baronii hic reposita anno sal. MDCIV, e nell'altro: Cineres Franciscii Mariae Card. Taurusii hic collecti anno sal. MDCXCIV.
Sono i due grandi luminari, dopo il maestro Filippo de Neri, della Congregazione dell'Oratorio. Il Baronio successore nel 1607 del santo apostolo di Roma, fu confessore di Clemente VIII, bibliotecario della Vaticana. Fautore degli Annalis ecclesiastici che giungono fino al 1158, inesauribile miniera di notizie cui ampliamente attinse anche Ludovico Muratori. Il Tarugi fu arcivescovo di Avignone, anima pia ed umile tanto che recavasi ad onore di essere stato per 50 anni verso Filippo come un novizio religioso. Si compiva così il voto che leggiamo in un'epigrafe dell'abside del tempio che dice pressappoco questo: "Perché non siano disgiunti nella morte i corpi di coloro, le cui anime furono così congiunte in vita - la congregazione li ha voluti collocare in un unico monumento (...)".


Dopo questa ricognizione furono fatti degli interventi di bonifica perciò nel resoconto della successiva ricognizione delle salme del luglio 1960, come viene raccontato sulla rivista dall'oratorio di S.Filippo Neri del settembre del 1960, la situazione era un poco migliorata:
"Nei giorni 19 e 20 luglio scorsi il sepolcreto è stato accuratamente visitato e sono state identificate una decina di salme, nelle relative casse o in quello che di esse rimaneva. Per le rimanenti spoglie, come per il cumulo degli avanzi ossei della sepoltura comune di congregazione, gli inviati dell'ufficio comunale hanno predisposto la conservazione in loco e la muratura dei locali, mentre il grande vano centrale, che si estende fin sotto l'altare maggiore, sarà nel prossimo mese, completamente ristrutturato.
Frattanto i corpi venerandi dei cardinali Baronio e Taruggi e del P. Virgilio Spada, nonchè degli altri prelati ivi sepolti e riconosciuti, liberati dalle casse di piombo, ormai rovinate dal tempo e dall'umido, ricomposte in urne nuove di metallo e racchiusi in altre urne di pietra, con sopra scritti i nomi dei defunti.
I lavori di muratura e di sistemazione del pavimento saranno svolti prima dell'autunno, così il sepolcreto storico potrà essere comodamente visitato e decorosamente conservato per i posteri.
Le ricognizioni avvenute alla presenza del P. Preposito e di tre padri della congregazione sono state registrate in apposito verbale ed un verbale a parte è stato fatto per le spoglie del Baronio (...). La postulazione, in collaborazione con la Congregazione romana, curerà poi la dedicazione della cappella di S.Carlo alla memoria dei discepoli di S.Filippo, come già da tempo deciso e annunziato."




Nativo di Sora ( quel che a Roma viene definito un "Burino") studiò a Napoli, venuto a Roma per completare lo studio del Diritto divenne penitente di San Filippo Neri e partecipe delle iniziative di gioioso apostolato di "Pippo Buono" fatto di: conversazioni, intrattenimenti musicali e gite "fuori porta", che fu sintetizzato con un parola: "Oratorio".
Poiché nei suoi interventi all’Oratorio prediligeva i temi della morte, delle pene infernali e degli spasimi delle anime purganti, con una delle sue straordinarie intuizioni Padre Filippo gli comandò invece di parlare solo e soltanto della storia della Chiesa: per trent’anni Cesare vi si dedicò, riprendendo dall’inizio, ogni quattro anni, la sua esposizione.

Dopo la morte di San Filippo, che si era sempre opposto, accettò la nomina a Cardinale e fu Bibliotecario di Santa Romana Chiesa.
Visse poveramente in Vaticano, conservando “in saccoccia” la chiave della sua camera nella "Vallicella" dove ogni quindici giorni si recava a sermoneggiare sempre obbediente al comando di San Filippo. Sentendo avvicinarsi la morte abbandonò il suo appartamento in Vaticano per trasferirsi definitivamente presso i suoi fratelli della "Chiesa Nuova" pesso cui sprirò il 30 Giugno 1607. Trenta cardinali presenziarono al suo funerale (praticamente un conclave dell'epoca) ed una folla immensa di fedeli partecipò alle esequie e per tanta devozione alla salma strapparono vesti e capelli come “si suole in morte di un gran servo di Dio”.
Papa Benedetto XIV riconobbe nel 1745 le virtù eroiche del Baronio e gli conferì il titolo di venerabile. La causa proseguì (e cioè non proseguì affatto) con la solita lentezza di tutte le cause di beatificazione dei membri dell'Oratorio a causa delle vicissitudini storiche (e soprattutto alla mancanza di gerarchia) della congregazione filippina. Finché nel 1968 la Congregazione delle Cause dei Santi diede alla causa del Baronio il "reponatur" proprio mentre il Postulatore P. Carlo Gasbarri aveva già compiuto un notevolissimo lavoro per la stesura e la presentazione della "Positio".

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