mercoledì, maggio 30, 2007

Storiografi in Vacanza (della Sede Apostolica)

Sive: Aperite mihi Portas Iustitiae!


Era il 18 settembre 2006 quando gli storici di professione hanno potuto per la prima volta consultare i trentamila volumi di carte dell'Archivio Segreto Vaticano relativi ai 17 anni corrispondenti al pontificato di Pio XI e cioè dal 6 febbraio 1922 al 10 febbraio 1939 (tra le "nuove" carte a disposizione degli storici spiccano i diari inediti dell'allora cardinale Segretario di Stato Eugenio Pacelli).
"In illo tempore" il prefetto dell'archivio segreto, intervistato dal "divinus" Magister, ammonì: "Vi sono infatti studiosi – per chiamarli così – che alle indagini lunghe e minuziose e all’attenzione per le sfumature dei documenti, preferiscono giudizi generali, che nel caso dei papi e della Chiesa cattolica divengono subito estremi: nero o bianco, assoluzione o condanna. Ma l’attività dei pontefici, della Santa Sede e la realtà della Chiesa non sono realtà monolitiche, o soltanto piramidali. Occorre una concezione diversa e un più maturo giudizio storico anche su Pio XI, lontano tanto dalla vuota e inutile apologia, quanto dal preconcetto o dalla parzialità. Gli studiosi seri sanno che la storia si scrive con fatica, che gli archivi non si indagano in un giorno e neppure in un mese, ma esigono anni di ricerca...".
Orbene, a soli otto mesi da quella apertura (e da quegli ammonimenti!) viene dato alle stampe per l'editore Enaudi:"Pio XI, Hitler e Mussolini. La solitudine di un papa" in cui già dal sottotitolo si evince la tesi - per niente originale- dell'autrice Emma Fattorini: cioè di prospettare un papa "buono" ma anziano e malato che viene ostacolato ed impedito ad agire da una Curia "cattiva".

Il principe dei "cattivi" non può essere che quel "nazista" del cardinale Pacelli che avrebbe ostacolato l'operato del "buon" papa "antifascista"! Son certo che la signora Fattorini sarebbe la prima ad inorridire di questa epitome del suo panphlet in tutte le librerie dal 29 maggio, ma la colpa unica e sola è in vero dell'autrice stessa che ha troppo drammatizzato, senza aver alcun riscontro storico, l'idea di un Papa Ratti la cui solitaria voce si leverebbe contro fascismo e nazismo di contro a una Curia sorda ai mali dell'epoca.
Verrebbe invece da chiedersi come avrebbe fatto un papa anziano e malato a prendere le pubbliche ed ufficiali prese di posizione che prese se non avesse avuto attorno dei validi e fedeli collaboratori ed esecutori dei suoi propositi. E invece: «Pacelli elimina l’ultimo discorso di Pio XI» proclama la Fattorini: ovvero, nel febbraio 1939 il cardinal Pacelli avrebbe fatto sparire in fretta e furia il testo della allocuzine papale assai dura verso il regime fascista che Pio XI avrebbe dovuto leggere in faccia a tutto l'episcopato italiano in occasione del decennale dei Patti Lateranensi!
Come non ipotizzare invece che, viste le pessime condizioni di salute dell'ottantaduenne pontefice, non sia stato proprio Pacelli e la Segreteria di Stato ad aver confezionato quella bozza di discorso che poi, causa decesso, Pio XI non potette pronunciare?
Come ipotizzare una dicotomia tra la politica del papa "buono" e la politica del Segretario di Stato senza prima aver studiato i diari del cardinal Pacelli?

Ne scrive esaurientemente Andrea Tornielli sul Giornale di mercoledì 30 maggio 2007 ("Pio XI e Pacelli. La censura che non c'era") dopo che, in vista dell'uscita del libro dell dottoressa Fattorini, "il Sole 24ore" di domenica 27 aveva in anteprima pubblicato il testo del famigerato discorso "occultato" dal successore Pio XII.

Per avvalorare la sua tesi ad effetto: «Emma Fattorini non spiega che Eugenio Pacelli – in quel momento decaduto dall’incarico di Segretario di Stato, ma che in quanto Camerlengo aveva il compito di reggere la Sede Vacante insieme agli altri porporati per l’ordinaria amministrazione – doveva comportarsi in quel modo.
Pacelli non «distrugge» il discorso o le sue bozze, o gli appunti o le diverse stesure: altrimenti Giovanni XXIII nel 1959, e la Fattorini oggi, non avrebbero potuto rintracciarlo nell’Archivio segreto vaticano.
Ciò che il futuro Pio XII fa, e non poteva fare altrimenti, è ordinare la distruzione delle bozze a stampa e dei piombi in tipografia di un testo non ancora corretto e definitivo di un Pontefice defunto.
Il Papa era morto, non poteva più pronunciare quel testo, la commemorazione dei Patti Lateranensi era stata cancellata: né Pacelli né nessun altro aveva in quel momento l’autorità di far pubblicare un discorso postumo e non ancora definitivo.»


E' la "Sede Vacante", bellezza!

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