domenica, settembre 30, 2007

Non sono Mosè, chiamatemi Patriarca! 4



Se all'epoca dell'agonia di Papa Wojtyla i sociologi coniarono l'espressione "generazione Giovanni Paolo II" per etichettare la commozione (e il sentimento di smarrimento) di tutta quella grossa fetta di cattolici dai trent'anni in giù che non aveva avuto altro papa all'infuori di lui, credo che si possa teorizzare qualcosa di simile per il giovane popolo rumeno per cui il nonagenario Patriarca Teoctist pareva essere eterno.
Eletto capo supremo della Chiesa Ortodossa Rumena, poco prima del crollo dell'impero sovietico, nel 1986 quando già era un vecchio ultra settantenne Teoctist è rimasto per oltre un ventennio sempre lucido ed in buona salute dando ai fedeli ortodossi l'impressione -di contro ai veloci sconvolgimenti politici, economici e sociali dalle Romania- di aver a che fare con una icona immarcescibile!

E affinchè il popolo italiano fosse rincuorato e dissuaso dal convincimento di possedere la classe politica più opportunisticamente ed ipocritamente ossequiosa della Gerarchia ecclesiastica in occasione della morte di Teoctist si è visto un Presidente della Repubblica (Traian Basescu) che, cavalcando la commozione popolare, ha solo allora trovato opportuno decorare il defunto patriarca con le insegne dell’ordine della Stella di Romania, mentre il dichiaratamente ateo ex presidente Iliescu si è esibito in inchini e ampli segni di croce di fronte al catafalco di Sua Beatitudine!

Nei necrologi d'occasione da parte di tutti si è insistito sulle accuse rivolte a Teoctist e agli altri gerarchi Ortodossi di essere stati collaborazionisti del regime comunista di Ceaucescu. Fu infatti per volontà della dittatura comunista che il vecchio e tranquillo Teoctist che molto si occupava di pregare e poco si curava di politica divenne patriarca. Evidentemente, Ceaucescu avrebbe con entusiasmo sottoscritto il noto detto della cattolico-democratica Rosi Bindi: "Io amo pensare alla Chiesa che si occupa delle cose di Dio".

Che l'elezione patriarcale del 1986 fosse stata pilotata dai comunisti è provata dal fatto che, appena crollato il regime ed appena divenne bersaglio di accuse di collaborazionismo, Sua Beatitudine Teoctist nel 1990 rassegnò prontamente le dimissioni al Santo Sinodo che però lo riconfermò sul seggio patriarcale.
Grazie all'avvenuta elezione mercoledì 12 settembre 2007 del nuovo patriarca romeno sono ben arrivato a comprendere che non per mezzo di oscure trame ma con la massima estrema limpidità nel 1986 il regime comunista decretò quell'elezione di Teoctist così come le democratiche autorità politiche nel 2007 hanno decretato l'elezione di Sua Beatitudine Daniele .



Per un "latino" assuefatto, a causa di un millennio di elezioni papali, alla lapalissiana considerazioni che il potere politico non ha alcuna autorità per decidere quale sia il miglior Capo della Chiesa; anzi gli stessi "elettori" non solo debbono essere ecclesiastici ma che è inoltre più che giusto che stiano isolati "cum clave" per non subire pressioni indebite e condizionamenti esterni; non può che suscitare meraviglia la metodologia dell'elezione di un Patriarca Ortodosso!

Infatti ad eleggere il Patriarca romeno non è soltanto il Santo Sinodo cioè l'assemblea di una cinquantina di Arcivescovi, Vescovi e "monsignori" più importanti della Chiesa Ortodossa di Romania ma un più allargato "Collegio Elettorale della Chiesa" composto da 195 membri dei quali ben 88 non sono chierici ma laici: autorità politiche ed accademiche e la cosa è ancora più degna di nota se si ha presente che la soglia dell'elezione non è quella dei due terzi come per l'elezione papale ma la maggioranza assoluta ovvero la metà più uno! E se gli elettori laici nel 1986 erano i rappresentanti del dogma comunista nel 2007 sono l'espressione politica di una Romania che che vede nell'Occidente democratico la propria vocazione, nella Comunità Europea vede il proprio messia e nell'euro la propria redenzione!
Già durante i quaranta giorni di lutto per la morte del patriarca, prima della conclusione dei quali non è possibile procedere all'elezione del successore, nella persona del locus tenens Daniel Ciobotea i media romeni avevano indicato il probabile "patriarca politico".

Il cinquantaseienne Arcivescovo Metropolita di di Moldovia e Bucovina Daniel Ciobotea nato il 22 luglio 1951 (al secolo Dan Ilie: Daniel è il nome assunto al momento della professione monastica) è stato definito un "intellettuale riformista con capacità manageriali"; ha conseguito tre dottorati universitari di teologia dei quali due all’estero: presso la Facoltà di Teologia Protestante dell'Università di Scienze Umane di Strasburgo (Francia) e presso la Facoltà di Teologia Cattolica l'Università di Friburgo (Germania).
Per dodici anni è stato docente di studi ecumenici: prima presso l'Istituto Ecumenico di Bossey in Svizzera (ne è stato anche vicedirettore) e al contempo è stato professore aggregato a Ginevra e Friburgo, poi tornato in patria tra il 1988 e il 1990 è stato "consigliere patriarcale" e direttore del Settore Teologia Contemporanea e Dialogo Ecumenico del Patriarcato.
Nel 1990 fu consacrato vescovo e da quel momento è stato sempre il rappresentante ufficiale della propria Chiesa nell'ambito del dialogo ecumenico.

In veste di esperto di ecumenismo il Metropolita Daniel si è trovato non solo ad organizzare ma anche a presiedere la Terza Assemblea Ecumenica Europea si è svolta a Sibiu e per la prima volta in un paese a maggioranza ortodossa (dopo quella nella protestante Ginevra e nella cattolica Graz) contribuendo, così, a dare alla nazione romena l'orgoglio di un altro "primato" di modernità e di democrazia della propria Chiesa Autocefala rispetto alle Chiese Autocefale delle nazioni vicine dell'Europa Orientale.

Nella prima settimana di settembre in qualità di luogotenente della sua Chiesa egli ha accolto oltre 2.500 delegati delle chiese cattoliche, protestanti o ortodosse che a Sibiu oltre ad assistere a spettacoli, danze e canti folcloristici della nazione romena, hanno discusso non giammai di ecumenismo ma del dovere morale dei cristiani europei di impegnarsi per la pace, per l'eliminazione della povertà, per incoraggiare il commercio equo e solidale, per difendere l'ambiente e combattere l'inquinamento. Per riaffermare, insomma, i valori cristiani nelle decisioni della Comunità Europea ed infatti la "costruzione europea" è stato l'argomenti principe della Terza Assemblea Ecumenica Europea, a cui hanno partecipato rappresentanti dell’Ue e del Consiglio d’Europa.
Gli esponenti delle varie Chiese e comunità ecclesiali hanno solennemente dichiarato di apprezzato l’impegno delle istituzioni europee nel dialogo aperto con le Chiese del continente: “se l’Europa era, all’inizio, un progetto politico volto ad assicurare la pace, ora deve diventare un’Europa dei cittadini, più di un semplice spazio economico”.
Dal punto di vista dei politici romeni l'assemblea ecumenica più che un evento eminentemente spirituale è stato uno riuscito spot pubblicitario del ruolo strategico della Romania nell futuro dell'Unione Europea (un po' come lo era stato nel 1998 il poco spontaneo invito di Teoctist al Giovanni Paolo II).

L'attività pastorale di Sua Eminenza Daniel durante gli anni di epicopato in Moldavia è stata molto felice e proficua per la capacità del presule di utilizzare i mass media per l'evangelizzazione, fondando pubblicazioni religiose come: "Vestitorul Ortodoxiei" (Il Messaggero dell'Ortodossismo)e "Candela Moldovei" (La Candela della Moldavia) ma anche anche "Radio Trinitas": la Radio della Trinità!
Inoltre è stato un abile amministratore dei beni economici del suo distretto ecclesiastico facendo diventare la Metropolia della Moldavia la più ricca del paese.

Il Patriarca Daniel è pertanto ritenuto anche un buon manager e un comunicatore abile il che spiega il fatto che la sua candidatura sia stata supportata dal mondo degli affari e dal mondo politico.
Suo malgrado egli si trova ad essere il contr'altare ecclesiastico di quella classe dirigente romena (formata da suoi coetanei cinquantenni rampanti) che mira ad una nazione idealmente proiettata -senza complessi di inferiorità- nel consesso dei popoli europei democratici ed economicamente sviluppati ragion per cui le posizioni più o meno entusiaste in campo ecumenico vengono tradotte in politichese come una maggiore o minore appoggio all'integrazione della nazione nella Comunità Europea.
Di contro, per quei membri della Chiesa Ortodossa poco ecumenici -e che anche se non fossero molti nella gerarchia episcopale non sono pochi nelle fila dei semplici monaci (cioè tra coloro che sono la coscienza della devozione dei pii fedeli ortodossi)- Daniel è stato pubblicamente apostrofato quale "massone" e un “venduto all'Occidente protestante”.

Il 12 settembre 2007 i membri del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Romena hanno comunicato ai membri del Collegio elettorale riunitosi nel palazzo Patriarcale di Bucarest la lista di tre nominativi scelti dal Santo Sinodo nella riunione avvenuta il giorno precedente. A quel punto il "collegio elettorale della Chiesa", al secondo scrutinio ha eletto il metropolita Daniel quale sesto patriarca di Romania con 95 voti, 29 in più rispetto al principale controccandidato (66 voti), l'ottantenne Bartolomeu Anania, metropolita di Cluj.
Allo scrutinio risolutivo hanno partecipato 169 elettori di cui 99 ecclesiastici e 70 laici.
Alla domenica 30 settembre è stata poi stata fissata l'intronizzazione di "Sua Beatitudine l'arcivescovo di Bucarest, metropolita della Valacchia e Dobrugia e Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena".

Subito dopo aver saputo i risultati dello scrutinio il novello Patriarca Daniel ha ringraziato il Santo Sinodo e il Collegio Elettorale per la fiducia accordata ed ha fatto appello a tutti sia chierici sia fedeli laici per lavorare strettamente uniti: “Il Patriarca non lavora da solo, bensì con il Sinodo, con i fedeli, con i sacerdoti e con l’intera societa’. Abbiamo bisogno della cooperazione di tutti”.

Tra le congratulazioni piovute dagli ambienti religiosi e politici spicca quella del Presidente Traian Basescu che ha espresso "la fiducia che il Patriarca dedicherà la sua saggezza ed esperienza al servizio dei valori della fede e alla guida della Chiesa Ortodossa Romena, in una societa’ moderna ed europea .

Come a dire, per usare una chiosa evangelica: "Chi ha orecchie per intendere intenda!"

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