domenica, marzo 23, 2008

In Resurrectione Domini


[Come Cristo desideri che noi ci rallegriamo grandemente in lui per la nostra redenzione, e che gli chiediamo la Grazia di poterlo fare]

«E in queste tre parole: "E' una gioia, una felicità, un gaudio eterno per me" furono mostrati tre cieli, così: nella gioia io intesi il compiacimento del Padre, nella felicità la gloria del Figlio e nel gaudio eterno lo Spirito santo.
Il Padre si compiace, il Figlio è glorificato, lo Spirito Santo ne gioisce.

E qui io vidi il terzo modo di contemplare la sua beata Passione, vale a dire la gioia e la felicità che lo portano a trarre gaudio da essa. Poichè il nostro cortese Signore mi mostrò la sua Passione in cinque modi: il primo è la testa che sanguina, il secondo è lo scolorarsi del suo volto beato, il terzo è l'abbondante sanguinamento del suo corpo per le ferite della flagellazione, il quarto è il suo progressivo e profondo essiccarsi -questi quattro, come ho detto prima, riguardano le sofferenze della Passione- e il quinto è quello che mi è appena stato mostrato sulla gioia e la beatitudine della Passione. Poichè è volontà di Dio che noi abbiamo in lui un vero gaudio per la nostra salvezza, ed Egli vuole che da questo venga a noi un potente conforto e una grande forza, e quindi vuole che la nostra anima sia gioiosamente occupata dalla sua Grazia.
Poichè noi siamo la sua gioia, ed Egli si compiace in noi eternamente, così come noi godremo in lui con la sua Grazia.

Tutto quanto Egli fa, ha fatto e farà per noi, non è nè può essere peso o fatica, tranne quando morì rivestito della nostra umanità cominciando al momento della dolce Incarnazione sino alla beata Risurrezione nel mattino di Pasqua. Tutto questo tempo durò il prezzo e la fatica spesa per la nostra redenzione e di questa impresa Egli continua a gioire eternamente, come ho detto prima.

"O Gesù che davvero sappiamo prestare attenzione a questa gioia che è nella beatissima Trinità per la nostra salvezza, e desiderare di avere con la sua Grazia il medesimo gaudio spirituale", vale a dire che il gaudio per la nostra salvezza sia uguale, per quanto ciò sia possibile nel tempo in cui siamo sulla terra, alla gioia che Cristo stesso prova per la medesima salvezza.

Tutta la Trinità operò nella Passione di Cristo offrendoci abbondanza di virtù e pienezza di Grazia mediante lui: ma solo il Figlio della Vergine soffrì, del che tutta la la beata Trinità si rallegra. E questo fu mostrato in queste parole: "Sei appagata?".

Con un'altra parola Cristo disse: "Se tu sei pienamente appagata io sono pienamente appagato". Come se avesse detto: "E' una gioia e un gaudio che mi bastano e non chiedo altro da te a proposito della mia sofferenza se non che io possa appagarti".
Ed in questo Egli mi rammentò la caratteristica di uno che dona con gioia.
Ogni persona che dona con gioia presta poca attenzione alla cosa che dà ma tutto il suo desiderio e il suo intento sono di far piacere e di recare sollievo a colui al quale dà il proprio regalo. E se colui che lo riceve accoglie il dono con gioia e con riconoscenza, allora il gentile donatore non fa alcun conto di quello che ha speso e sofferto per la gioia e la felicità che gli viene dal fatto di aver compiaciuto e confortato colui che egli ama. Questo mi fu mostrato in modo assolutamente chiaro.

Pensa quanto più attentamentre puoi alla grandezza di questa parola: "sempre". Poichè in questa mi fu rivelata una profonda conoscenza dell'amore con cui Egli ci salvò con le numerose gioie che derivarono dalla Passione di Cristo.
Una è che Egli si rallegra di averla sofferta e che non soffrirà più.
Un'altra è che con la Passione Egli ci ha redenti dalle pene eterne dell'inferno.
Un'altra è che Egli ci ha portato in cielo facendoci diventare la sua corona e la sua eterna felicità.»


(dal 'Libro delle Rivelazioni' di Giuliana di Norwich)

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