domenica, ottobre 05, 2008

LA DIVINA PASTORA [8]

Ovvero: "Spesso parliamo del contenuto delle Scritture supponendo che il contenuto sia il messaggio. Ma è falso.
Il vero contenuto della Bibbia è la persona stessa che sta leggendo"

(H.M. McLuhan)

Il programma dell'evento culturale "La Bibbia Giorno e Notte", intelligentemente organizzato dal Pontificio Consiglio per la Cultura -e cioè da quel naturaliter affabulatore di monsignor Gianfranco Ravasi- in collaboratore con la Rai, in concomitanza dell'apertura del Sinodo dei Vescovi sulla Sacra Scrittura, prevedeva (addirittura cronometricamente!) che la maratona della lettura ininterrotta della Bibbia (secondo il Canone del Concilio di Trento, ovviamente!) avrebbe dovuto principiare domenica 5 ottobre 2008 alle ore 19:10 in punto quando, nella basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, sarebbe stato proiettato su di un megaschermo il filmato registrato in cui Benedetto XVI legge l'incipit della Bibbia fino al quarto versetto del secondo capitolo del Genesi.
Poi, alle 19:28 il vescovo ortodosso Ilarion del Patriarcato di Mosca avrebbe letto tutto il restante secondo capitolo della Genesi, avendo davanti agli occhi una imponente edizione del testo sacro aperto su di un leggìo baroccheggiante.
E in effetti, secondo programma, principiava proprio così la teoria di mille e duecento persone che avrebbero avuto l'onere di colmare le 139 ore che separano il primo versetto della Genesi all'ultimo versetto dell'Apocalisse.

Il programma ufficiale aveva previsto che a seguire, alle ore 19:33, la pastora Maria Bonafede, dal 2005 Moderatore (moderatrice?) della Tavola Valdese, leggesse per intero il capitolo terzo.

A seguire Roberto Benigni cui, con grandissimo acume, l'occulto regista ha dato, al sempre sottilmente ironico comico toscano, il compito di rendere lieve l'estenuante genealogia di Matusalemme and company; poco dopo anche "il divo" Giulio Andreotti avrebbe letto di Babele nochè la genealogia di alcuni coetanei dello stesso senatore a vita: tutta gente morta a quattrocentotrenta anni, a duecentosette anni o a duecentocinque anni.

Epperò, rispetto al programma diffuso c'è stata una "sostituzione di persona" che non bisognerebbe ignorare o "relativizzare", ma su cui bisognerebbe seriamente interrogarsi: la pastora Maria Bonafede non ha letto "Genesi 3" ma è stato Domenico Maselli anch'esso valdese nonchè Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) che s'è recato al leggìo per declamare il terzo capitolo della Genesi, ovvero il racconto del Peccato Originale.
Eppure la stessa Chiesa Valdese (con un comunicato stampa del 17 settembre 2008) aveva annunciato ufficialmente che "In occasione della lettura integrale ed ininterrotta della Bibbia, che avverrà dal 5 all'11 ottobre in diretta televisiva, la pastora Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese, affiancherà Benedetto XVI nella serata di apertura dell'evento. Maria Bonafede leggerà il III capitolo della Genesi."

Cosa è successo nel frattempo?
Forse una scelta dettata dalla richiesta di maggior spirito ecumenically correct da parte delle altre denominazioni protestanti italiane diverse da quella valdese?
Difficile crederlo. Lo stesso Domenico Maselli aveva dichiarato che la sacra esibizione della pastora Bonafede davanti alle telecamere della Rai era unanimamente considerato un onore ed un vanto del protestantesimo italico tutto: "Crediamo sia molto significativo che tra i primi a leggere la Bibbia vi sia il moderatore della Tavola valdese, una piccola chiesa autoctona italiana che ha preceduto la Riforma protestante, ne ha poi accettato i principi, e costituisce il nucleo storico della presenza evangelica nel nostro paese".

La legittimità dell'interrogativo, quindi, permane.


Cosa è successo a Maria "Moderatrice"?

Mi si perdoni se di seguito prospetto un'ipotetico retroscena, forse non del tutto peregrino.
Dunque: la pastora, una sera, terminato di scrivere un sermone contro la vendita delle indulgenze per svagarsi un po' si guardava su Raidue la replica notturana di "Protestantesimo", avrà allungato una mano sul tavolino del salotto e raccolta una delle tante edizioni della Bibbia in suo possesso, la avrà aperta al capitolo terzo, per provare l'intonazione e le pause (e trastullandosi facendo la parodia di papa Ratzinger).
Ma, tutto d'un tratto, un insinuante sospetto si è fatto strada nella mente della "Pastora delle anime"; come un fulmine che squarcia la notte, illuminando la propria partecipazione alla kermesse biblica di luce sinistra.

Sarebbe stata la terza persona a far parte della maratona biblica, ma il primo esponente del seppur variegato mondo evangelico nochè la prima fra tutte le donna. Epperò, mentre il Papa cattolico avrebbe letto della Creazione del Cosmo e mentre il vescovo ortodosso avrebbe letto della Creazione dell'Uomo, la pastora protestante -la prima donna- avrebbe dovuto leggere della perdizione del genere umano a causa della prima donna: "Il sepente mi ha ingannato ed io ne ho mangiato".

L'Italia intera avrebbe visto in diretta televisiva un esponente del "sesso debole", per di più protestante, quale medium di quella Eva che stupidamente soccombe alle tentazioni di Satana. Avrà pensato la pastora: Ecco! La solita intollerante Chiesa Romana maschilista e misogena che vuol far passare subliminalmente il messaggio che la donna -e "l'eresia protestante"- sia il privilegiato "strumento del diavolo" per procurare la dannazione deigli uomini!

Ancora prostrata dal disgustante dubbio della possibilità d'un simile occulto oltraggio cattolico alla sua persona ed alla sua fede, la sua attenzione fu attirata dal trillo del telefono. Con un poco d'ansia vista l'ora tarda, alza la cornetta e con propria grande sorpresa sente dall'altro capo del filo la flautata voce del biblista Gianfranco Ravasi che inframmezzando citazioni del Salmo 22 ("su pascoli erbosi mi fa riposare"), si premurava di informarsi di non averla disturbata nell'ora del riposo dalle fatiche pastorali.
Monsignor Ravasi si scusava per l'ora tarda ed inopportuna ma non era riuscito a resistere alla tentazione di annunziarle la "lieta novella" in anteprima assoluta!
L'ambrosiano prelato era appena stato a cena dal Santo Padre col quale si era intrattenuto amabilmente, disputando sulla mai risolta diatriba intorno al dubbio se anche le donne abbiano un'anima razionale; il Santo Padre, inoltre, avendo felicemente constatato il generale interesse mediatico creatasi attorno alla manifestazione "La Bibbia Giorno e Notte", aveva accettato la proposta di monsignor Ravasi di bissare, partecipando, questa volta di persona, ad un nuovo evento televisivo assai più breve dal titolo: "E' giunta l'Ora".
Il nuovo progetto prevede infatti, in occasione della prossima Pasqua, un'ora in diretta televisiva, sempre da Santa Croce in Gerusalemme, durante la quale il Papa ed un esponente della Chiesa Ortodossa ed un esponente delle Chiese protestanti dovranno declamare il testo evangelico della Passione di Cristo.
Il Papa leggerà le parole di Gesù, il russo Ilarion del patriarcato di Mosca ha già dato la sua disponibilità a fare la parte del narratore e si era perciò pensato alla pastora Maria Bonafede per leggere le battutte degli altri personaggi: Giuda Iscariota, Caifa e Ponzio Pilato. Ad essere sinceri, si era già proposto a Riccardo di Segni di leggere le battute di Caifa ma il rabbino, pur felicitandosi per l'iniziativa nel suo complesso, ha gentilmente declinato l'invito.

Ma a tal segno, la pastora fremente, avrà attaccato il telefono in faccia ad un costernato Monsignor Ravasi che non sarà riuscito a capacitarsi per cotanta manifestazione di scarsa sensibilità evangelica.

3 commenti:

Duque de Gandìa ha detto...

Aldo Grasso: "Il sacro in video e l'emozione di Ratzinger"

Nel bel mezzo di una «Domenica in» popolata di mercanti del tempio, ecco irrompere il suono dell'imperativo primordiale: «In principio Dio creò il cielo e la terra... Dio disse. Sia la luce! E la luce fu».

La voce di Benedetto XVI è contenuta, persino emozionata nel ripetere quella sorta di grandiosa cabala ieratica, ritmata sul numero sette, che è la Genesi. Proprio perché pronunciata dal Santo Padre, la parola della Bibbia è ancora una volta decisiva, nata com'è per un popolo votato al silenzio delle immagini. E allora, come si sposa la Bibbia con la tv, con una maratona di sette giorni e sei notti e che impegnerà più di mille lettori, tra cui Benigni e la Bonaccorti, cantanti e ballerini?

Ci troviamo di fronte a un curioso problema di linguaggio: mentre la Bibbia continua a esprimersi con parole balenanti, irriducibili alle mediazioni razionali, ma radianti di immagini sconosciute e insieme familiari, la maratona si rivolge alla massa sterminata dei telespettatori, quasi che il peccato originale risieda nella tv stessa, colpevole di aver espulso il sacro dalla sua programmazione.

Come lasciarsi interrogare dalla pagina divina, come fare della Bibbia il precetto segreto che risuona nel cuore di ogni persona umana?
La Bibbia prima di essere la «bibbia», il libro per eccellenza, era un racconto orale che viveva della fisicità, della palpabilità del mondo che descriveva.

Era (è) un racconto pieno di cose, di visioni, di rivelazioni. Le storie, le parabole, le allegorie, dette ora da questa variegata e stravagante alleanza di lettori, tentano di tradurre un'esperienza interiore in un grandioso progetto comunicativo, trasfigurano la parola in tante immagini. Ma toccherà soprattutto allo spettatore imparare a fare silenzio per ascoltare il testo e lasciarsi interrogare dalla pagina biblica..
© Copyright Corriere della sera, 6 ottobre 2008

Duque de Gandìa ha detto...

E se le ducali "bagatelle" intorno ad una protestantesimo italico che accostandosi al soglio pontificio non riessce a far altro che protestare spesso più per riflesso condizionato che per reali e (teo)logiche ragioni vi paiono esagerate, ecco l'ultima sparata per bocca del pastore Maselli.
Dopo che il Cardinal Levada davanti al Sinodo dei Vescovi ha condannato le «interpretazioni soggettive della Bibbia» richiamando «la responsabilità del magistero come interprete autentico della parola di Dio» (dottrina arcinota a tutti da quattro secoli senza che venisse un cardinale dall America a ricordarcela: per la Chiesa cattolica la Sacra Scrittura và letta in armonia la tradizione spirituale e dottrinale della Chiesa stessa), ebbene, il presidente degli evangelici Domenico Maselli è caduto dal pero ed ha cominciato a... protestare per «i paletti del Sant`Uffizio» ed ha dichiarando che «sull`interpretazione della Bibbia, non ci faremo imporre nulla da nessuno. Sarebbe un passo indietro molto grave nel dialogo tra cristiani».

Domanda a Maselli: qualcuno ha forse detto di voler limitare la libertà dei protestanti a leggere la Bibbia?

Levada ha detto nè più nè meno di quello che dicono i documenti del Concilio Vaticano II


Lo ha detto molto professoralmente Benedetto XVI a Parigi nel suo discorso agli intellettuali del 12 settembre u.s.:

"Nel Nuovo Testamento, con buona ragione, la Bibbia normalmente non viene qualificata come “la Scrittura”, ma come “le Scritture” che, tuttavia, nel loro insieme vengono poi considerate come l’unica Parola di Dio rivolta a noi.
Ma già questo plurale rende evidente che qui la Parola di Dio ci raggiunge soltanto attraverso la parola umana (...)
Questo, a sua volta, significa che l’aspetto divino della Parola e delle parole non è semplicemente ovvio.

Detto in espressioni moderne: l’unità dei libri biblici e il carattere divino delle loro parole non sono, da un punto di vista puramente storico, afferrabili. L’elemento storico è la molteplicità e l’umanità.

Da qui si comprende la formulazione di un distico medioevale che, a prima vista, sembra sconcertante: “Littera gesta docet – quid credas allegoria…” (cfr Augustinus de Dacia, Rotulus pugillaris, I).

La lettera mostra i fatti; ciò che devi credere lo dice l’allegoria, cioè l’interpretazione cristologica e pneumatica.

Possiamo esprimere tutto ciò anche in modo più semplice: la Scrittura ha bisogno dell’interpretazione, e ha bisogno della comunità in cui si è formata e in cui viene vissuta. In essa ha la sua unità e in essa si dischiude il senso che tiene unito il tutto.
Detto ancora in un altro modo: esistono dimensioni del significato della Parola e delle parole, che si dischiudono soltanto nella comunione vissuta di questa Parola che crea la storia..."

Duque de Gandìa ha detto...

dall'articolo di MARCO POLITI:

"Il racconto non si fermerà per sette giorni e sei notti fino all´11 ottobre quando il cardinale Bertone leggerà l´ultimo versetto.

Una maratona di immagini, emozioni, simboli e riflessioni che Joseph Ratzinger ha iniziato con intensità e umiltà, quasi fosse un giovane prete alla prima messa.
Si è avvicinato silenzioso al leggio della sua cappella, ha aperto il Libro e con voce chiara ha scandito quel «In principio», che ha segnato e continua a segnare la storia mondiale. Serio, gli occhiali inforcati, ha evocato la storia di un Dio che forgia l´uomo «a sua immagine somiglianza», coronamento del creato, e non perché faccia da schiavo e servitore alle varie divinità, come avviene nei miti di fondazione mesopotamici. «E vide che era cosa molto buona», ha concluso il pontefice, togliendosi gli occhiali e sedendosi lentamente sul suo seggio.
L´intervento era registrato.

Da quel momento l´annuncio è continuato dalla basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Dentro, una platea quasi attonita, tante facce diverse, anche una madre con il poppante in braccio, fuori una folla ancora più grande, gli occhi fissi su un teleschermo nella piazza segnata da bracieri.
L´inviato del patriarcato di Mosca Ilarion, giovane e severo nella sua tonaca nera, legge con inflessioni dolci di russo il mito dell´Eden.

Maselli, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche italiane, rievoca il drammatico dialogo tra la Donna e il Serpente che porta alla consumazione del frutto proibito dell´Albero del Bene e del Male e si conclude con la punizione suprema: l´introduzione della morte per gli esseri umani. «Polvere sei e in polvere ritornerai».
(...)
Racconti fondanti dell´immaginario, dell´arte, della religione, della cultura occidentale che il novanta per cento degli italiani ignora (ed è una cifra ottimista), perché tredici anni di insegnamento religioso nelle scuole pro capite - un´ora ogni santa settimana - non riescono a dare uno straccio di istruzione biblica.
Merito di Giuseppe De Carli avere ideato l´evento (...)

Un applauso soffocato saluta l´apparire di Benigni. È il quarto lettore. Non bisognerebbe applaudire, ma troppo forte è la simpatia che evoca il suo viso arguto. L´abito scuro, la camicia sbottonata, le mani che si agitano incessantemente, pare un cantastorie e solo lui, partendo da Abele e Caino fino ad approdare a Noè, riesce a dare vita alle genealogie un po´ aride degli Antenati che vivono fino a novecento anni. Ma Benigni ce la fa. Immerge l´uditorio in un mondo di favole remote in cui c´è spazio per i primi suonatori di cetra, la terribile sete di vendetta di Lamech, i matrimoni tra i Figli di Dio e le Figlie degli uomini..."

© Copyright Repubblica, 6 ottobre 2008