mercoledì, marzo 31, 2010

Mercoledì Santo [6]


Prosterniamoci ai piedi di Gesù in croce; baciamo con amore i suoi sacrati piedi. E' così che l'anima cristiana trova in abbondanza, e la salute dell'eternità e la consolazione della vita presente, vale a dire la felicità del cielo e la felicità della terra. A Gesù crocifisso adorazione, amore, rendimento di grazie e benedizione.

I. Dobbiamo ononare la Croce, perchè a la nostra salvezza.
— Vi sono due specie di croci: la croce sulla quale Gesi Cristo morì e le nostre croci personali, che sono le nostre pene quotidiane. Ora queste due specie di croci meritano tutto il nostro amore perchè sono l'una e l'altra la causa e lo strumento della nostra salvezza.
1° La croce di Gesù Cristo; senza di essa noi, figli della collera e schiavi del demonio fin dalla nascita, saremmo stati per sempre perduti; ma per essa Gesù ha vinto le potenze infernali, ha strappato loro dalle mani, dice San Paolo, la sentenza che ci condannava, l'ha cancellata col suo sangue, e l'ha inchiodata alla croce, affinche veruna mano possa riprenderla.
Alla croce di Gesù Cristo, come al carro del suo trionfo, sono incatenate tutte le potenze nemiche, in modo che ora può salvarsi chi vuole.
La croce fa scorrere in tutta la Chiesa per mezzo dei Sacramenti e del santo sacrifizio, i santi pensieri, i pii sentimenti e tutte le grazie alle quali abbiamo bisogno per acquistare la eterna salute; essa ottiene a tutti il perdono delle colpe passate, dà coraggio pel presente, confidenza per l'avvenire.
E tutto ciò non basta per meritare tutto il nostro amore?

2° Dobbiamo amare le nostre croci personali, perche la Croce di Gesù Cristo le ha innalzate a questo insigne onore, di essere il mezzo più efficace al conseguimento della nostra morale perfezione, ed il pegno delle nostre eterne speranze.
La pazienza, nel sopportare la croce, dice S. Giacomo, e perfezione, ed una perfezione solida perche provata nel crogiuolo dei dolori. Essa è secondo S. Paolo il coronamento della fede: il pegno e la gioia della speranza. Per un momento di sofferenze leggiere un premio immenso di gloria: dopo la prova la corona della vita. E' una delle beatitudini proclamate da Gesù Cristo: Beati quelli che soffrono. E' una grazia privilegiata che Dio concede ai suoi migliori amici, perchè li indirizza per la via regia del cielo. Basta un po' di fede alle parole del Salvatore per stimare una croce più di tutte le ricchezze, un'offesa cristianamente sopportata, pia che tutti gli onori, le umiliazioni anche più vergognose, più che tutte le corone, la ignominia, più che tutti gli applausi, la confusione più che tutte le lodi.
Il Vangelo ci dice altresì: Ricevete le croci non solamente con pazienza, ma con allegrezza. E San Giacomo aggiunge: Ricevetele con ogni sorta di gioia, vale a dire con la gioia del povero che riceve immense ricchezze, con la gioia dell'uomo del popolo che riceve una corona, con la gioia del contadino che raccoglie una ricca messe, con la gioia di un mercante che fa gran guadagno, con la gioia del generale d'armata che riporta una gran vittoria. Cosi han pensato tutti i Santi; cosi S. Paolo che diceva: Sovrabbondò di gioia in tutte le mie tribolazioni: e Sant'Andrea che alla vista della Croce diede questo grido di amore: 0 buona croce, da cosi lungo tempo desiderata, siate la ben venuta!
Son questi i nostri sentimenti?

martedì, marzo 30, 2010

Martedì Santo [6]


Adoriamo Gesù Cristo, il quale col suo esempio, prima di lasciare la vita, c'insegnò a strappare dal nostro cuore le due passioni, che conducono all'eterna dannazione la maggior parte degli uomini, cioè: la passione del piacere e la passione dell'orgoglio.
Alla passione del piacere Egli oppone le sofferenze più atroci; alla passione dell'orgoglio le umiliazioni più ignominiose. Dimandiamo a questo divin Salvatore perdono della nostra corruzione la cui espiazione gli costò cosi cara e ringraziamolo di aver voluto subire, per guarircene, tanti supplizi e tante ignominie.
I. Supplizi che i nemici di Gesù Cristo gli fecero soffrire.
- Questi uomini disumani e crudeli fino alla ferocia non lasciarono nel corpo di Gesù veruna parte senza dolore.
La notte, che precedette la sua morte, tempestarono di schiaffi la sua faccia adorabile; il giorno stesso della sua morte, sotto i colpi de' flagelli fecero volare la sua carne in brandelli, scorse a rivi il suo sangue, tutto il suo corpo non divenne che una sola piaga, le sue ossa furono messe a nudo e la sua testa fu coronata di spine. Dopo tali supplizi gli fanno portare sulle spalle la croce fino al Calvario, dove gli conficcano i chiodi ne' piedi e nelle mani, lo abbeverano di fiele e di aceto.

Meditiamo un istante questi terribili supplizi; entriamo nel pensiero di Dio, che li sopporta, e vuole con ciò ispirarci l'odio alla nostra carne.
Dopo questo chi opera accarezzare il suo corpo, ben trattarlo e procurargli piaceri e godimenti? Chi invece non sentirà il dovere di porre ogni opera per mortificarlo e farlo soffrire? Non si e certo vero cristiano che a questa condizione.
Quante riflessioni su di noi stessi! Quante riforme nei nostri sentimenti e nella nostra condotta! Amiamo tanto il piacere, temiamo tanto l'afflizione e la sofferenza; e come osiamo noi dirci cristiani?


II. Obbrobrii che i nemici di Gesù Cristo gli fecero soffrire.
— Dal giardino degli Olivi Gesù, legato strettamente, venne condotto come un reo in casa di Caifas tra mille grida oltraggiose. La notte, che segui l'arresto, fu dato in potere dei nemici, che dopo di avergli bendati gli occhi, con pugni e schiaffi percuotendolo e sputandagli in faccia, gli dicevano: Indovina chi ti ha percosso. Il giorno che segui quella trista notte, lo traggono per le vie di Gerusalemme vestito da pazzo, lo scherniscono, lo insultano come un folle. Di la ricondotto al Tribunale di Pilato, e uguagliato a Barabba e tutto il popolo che poco prima l'aveva ricevuto in trionfo, proclama che Barabba, ladro ed assassino è men reo di lui, e dimanda con grida di rabbia e di furore la morte di colui che non aveva mai fatto che del bene. Poi lo si corona di spine, gli si getta sulle spalle, per ischerno, quasi mantello reale, uno straccio di porpora, gli si pone in mano una canna a guisa di scettro; e tutti lo beffeggiano come un re da teatro.
Addio la fama della sua sapienza; egli non è piu che uno stolto: addio la nomea della sua potenza; non si vede in lui che debolezza: addio l'areola della sua innocenza e della sua santità; ormai nell'opinione pubblica non è che un reo, un bestemmiatore degno di morte, più che non siano i ladri e gli assassini. Viene crocifisso tra due ladroni, come il più colpevole fra di loro; e tutto il popolo, stretto intorno alla Croce, l'opprime, sino al suo ultimo sospiro, di insulti e di sarcasmi.

Ecco come Gesù Cristo c'insegna l'umiltà, la sottomissione e la dipendenza; ecco come condanna l'orgoglio, che non può soffrire il minimo disprezzo, s'impazientisce per cose da nulla, mormora per la minima contraddizione; l'amor proprio, che si ribella per la preferenza data agli altri; la suscettibilità e la pretensione; ecco come c'insegna a contentarci della stima di Dio solo, ed avere in conto di nulla i giudizi umani, l'opinione pubblica ed i vani discorsi di quelli che scherniscono la pietà.
Qual frutto abbiamo ricavato sinora da questi divini insegnamenti? qual progresso abbiamo fatto nell'umiltà nel sopportare la mancanza di riguardi, le parole offensive, le ferite dell'amor proprio?
O Gesù, così umile, abbiate pietà di noi e convertiteci!

lunedì, marzo 29, 2010

Lunedì Santo [6]


Adoriamo con profondissimo rispetto Gesù coronato di spine, dopo di essere stato crudelmente flagellato e presentato quindi ai Giudei con una canna in mano a guisa di scettro e con indosso un vecchio straccio di porpora a guisa di manto reale.

Oh mio Salvatore, si vuol mettere in burla con ciò la dignità regale; ma sotto questi indumenti ingiuriosi vi riconosco per mio re e per mio Dio: vi onoro, vi lodo, vi benedico sotto questi indegni travestimenti, che per me il vostro amore vi ha fatto accettare.

I. Gesù coronato di spine, mistero di sofferenza e di umiliazione.

1° - E' un mistero di sofferenza. Perché le spine sono forti ed acute; i soldati le configgono a gran colpi nel suo adorabile capo, ch'è la parte Più sensibile del corpo e le fanno penetrare si avanti, che ne fanno spillare il poco sangue che i flagelli vi avevano lasciato.
Da ogni parte il sangue si effonde sul suo viso divino, che ne è tutto sfigurato; la sua santa umanità tutta intiera a cosi immersa nella sofferenza, che la profezia di Isaia si avvera alla lettera: Dalla pianta dei piedi sino alla sommità della testa, non e in Lui una parte senza dolore. Ed Egli riceve con calma e rassegnazione tanti atroci dolori, offrendoli a suo Padre per la salute del mondo.
Quale eroico sacrifizio! Quale amore incomprensibile!
Oh Gesù, come mai comprenderemo noi tanta carita?

2° - E' un mistero di umiliazione.
Si fa di questo gran Dio un re da teatro, che si espone alla pubblica derisione. Gli si mette sul capo la corona di spine per porre a ridicolo la corona reale, cui aveva diritto di portare; in mano una canna per scettro, sulle spalle uno straccio di porpora per manto reale; poi ciascuno s'inginocchia alla sua presenza, dicendogli per ischerno: Ti saluto, re dei Giudei. Dal ridicolo si passa alla crudeltà: Toglietelo, toglietelo da questo mondo, crocifiggetelo, grida la moltitudine; non vogliamo altro re che Cesare.
Oh mio Dio, mio vero Re, perdono di queste grida, perdono di questi scherni sacrileghi.
Per me non voglio avere ne altro re, ne altro Dio che Voi.


II. Insegnamenti che si possono ricavare dal mistero di Gesù coronato di spine.

1° - Questo mistero c'insegna a piangere i nostri peccati.
Inginocchiati innanzi a Gesù coronato di spine, dica ciascuno di noi: Ecco l'opera de' miei peccati, ecco i tanti dolori e le ignominie che costarono al mio Dio. Ed a tale pensiero, è possibile non detestare i nostri peccati? non piangerli e lavarli nelle nostre lagrime, miste col sangue che scorre dal capo adorabile di Gesù Cristo? E possibile non far seguire a questo dolore il fermo proposito di condurre in avvenire una vita migliore e più cristiana?

2° - Questo mistero ci predica la mortificazione; perché, dice S. Bernardo, è una vergogna essere un membro delicato sotto un capo coronato di spine. E' un contrasto ributtante che il Santo de' Santi sia nel dolore, ed io nelle delizie; che Gesù consegni il suo capo alle spine, e che io carpisca ogni occasione di procurarmi del piacere, quando posso senza gran delitto.

3° - Questo mistero ci insegna la umiltà. Perché la corona d'ignominia che porta Gesù e la condanna di quella corona di orgoglio e di ambizione, che forma uno dei nostri più dolci sogni. Gesù nello scegliere per sua parte una corona d'umiliazione, ha voluto dirci quanto riprovi la passione di comparire, di mostrarsi e d'innalzarsi al di sopra degli altri; e quanto al contrasto ami le anime umili, le quali, contente di Dio solo, non ricercano punto lo sguardo della creatura, ma fanno il bene in segreto, senza rumore, senza intenzione di farsi un nome, perché basta loro la virtu.
Raccogliamo nel fondo del nostro cuore questi preziosi insegnamenti e conformiamo ad essi i nostri sentimenti ed i nostri atti.

martedì, marzo 09, 2010

...entre todas las Mujeres! [20]

Sive: ANNO SACERDOTALI


Andando di notte a scaldare i panni per il marito infermo,
Santa Francesca Romana incontrò tre diavoli sotto l’aspetto
di religiosi che, con espressioni di finta umiltà, la sbeffeggiavano

venerdì, marzo 05, 2010