sabato, aprile 03, 2010

Sabato Santo [4]


Adoriamo Gesù Cristo, deposto dalla croce dopo la sua morte ed avvolto nel lenzuolo, che gli comperò Giuseppe d'Arimatea. Veneriamo il suo sacro corpo sempre unito alla persona del Verbo,
e perciò sempre degno del culto supremo di latrìa.
Uniamoci all'adorazione che gli rese allora la Santissima Vergine.

I. Quanto è giusta la divozione alla sacra Sindone.
- Questa divozione risale all'aurora medesima del Cristianesimo.
Il Vangelo in effetti ci mostra verii lenzuoli piegati con diligenza dall'angelo nella tomba. [...]
Questa divozione della Chiesa e de' Santi non ci deve affatto meravigliare: perché, come memoria della Passione del Salvatore, se un crocifisso dipinto da un'abile mano, eccita la nostra divozione, tanto più deve eccitare la vista delle piaghe e del sangue del Salvatore, dipinte in quel lenzuolo non già dalla mano dell'uomo, ma dal contatto del corpo medesimo di Gesù Cristo!

II. Quanto e santificante la divozione alla sacra Sindone.
— Non e infatti possibile rappresentarci tutto ciò che la Sindone offre agli sguardi di chi la contempla; quel corpo tutto insanguinato, quella testa coronata di spine, quei piedi e quelle mani traforate da chiodi, quel costato aperto dalla lancia, tutte quelle piaghe che lacerarono la sacra carne del Salvatore dal capo ai piedi, senza dire a se stessi: Poiché il mio Salvatore tanto soffrì per salvarmi, io non voglio già perdere il frutto di tanti dolori; poiché la mia salute costò, si cara a Gesù Cristo, non voglio già perderla, col non sopportare con rassegnazione e pazienza le mie pene, infinitamente minori di quelle che sentì il mio Signore in tutto il suo corpo.
Voglio essere un santo. Alla vista di questa sacra Sindone detesto il peccato, per il quale il mio Salvatore versò tanto sangue ed abbraccio la penitenza, che lo espia.
Potrei io rimanere delicato e sensuale, vedendo l'imagine di questo corpo tutto ferito? Posso chiudere il mio cuore a quel grido che esce dalle piaghe impresse su quel lenzuolo: Ecco come Iddio ha amato il mondo!, e non esclamare ancor io dal fondo delle mie viscere: Amiamo Dio perchè Egli per primo ci ha amati!
Oh bisognerebbe avere un cuore indurito per non lasciarsi intenerire alla memoria di tanti dolori sofferti per nostro amore!


COLLOQUIO EUCARISTICO.
— La Sindone: ecco, o Gesù, il simbolo piu bello e piu eloquente della vostra santa Eucaristia.
Nella Sindone monda di Giuseppe d'Arimatea, venne allora nascosto il vostro adorabile corpo, e solo il profumo degli unguenti preziosi poteva tradire la vostra presenza.
Sotto le specie d'un po' di pane e di un po' di vino, come dentro una Sindone nuova, Voi tutto intiero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità riposate ora in Sacramento: ma da questi veli eucaristici quali onde d'un profumo divino non esalano e tutto inondano il sepolcro — non sempre nuovo pur troppo! — del cuore umano!
Profumi di virtu, di umiltà, di pazienza, di carita, di sacrifizio; profumi che soli possono preservare dalla corruzione del vizio e dall'infezione di morte un'anima la cui sola ambizione sia quella di gustarne la penetrante e benefica influenza.
Ebbene, o Gesù, per quella Sindone antica che al mondo voleste lasciare, improntata della vostra umanità adorabile, in memoria del vostro amore, fate che siamo veramente devoti della Sindone nuova, vero memoriale della vostra passione.
Fate, o Signore, che venendovi a ricevere nella SS. comunione, sia sempre il nostro cuore un sepolcro vergine da ogni colpa, scavato nel vivo sasso delle nostre passioni, chiuso con sigilli ad ogni altra creatura, e così, dopo di aver gustati i profumi deliziosi della Sindone eucaristica, possiamo meritare un giorno di inebriarci dei profumi della Sindone celeste.

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